Un’Associazione di cui faccio parte (l’Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia – OMeGA), ha elaborato un progetto consistente nell’organizzazione di viaggi che tocchino importanti siti costieri del Mediterraneo, con l’intenzione di suscitarvi, insieme a specialisti dei paesi visitati, riflessioni sulla situazione geopolitica ed economica della regione e forme di collaborazione nei campi nei quali sia più forte la sintonia e più rilevanti le analogie storiche, economiche e antropologiche: commercio, cultura, trasporti, artigianato, turismo, agricoltura tradizionale e alimentazione tipica regionale. Due dei viaggi di OMeGA sono stati già compiuti, nelle estati del 2017 e 2018, quali antesignani di una campagna che prevede tappe annuali verso le mete più vicine: Algeria, Spagna, Malta, Grecia, Serbia, Croazia; paesi diversi, accomunati da suggestivi percorsi culturali, da una sovrapponibile visione e interpretazione della vita, da una condivisione di valori. Nel 2025 è programmata la destinazione di Algeri.

Il progetto, volto a dare visibilità e mediaticità alle più generali attività dell’Associazione, rientra nella generale visione di OMeGA, e si allinea a iniziative di medio periodo, come l’istituzione di una rete tra i comuni delle piccole isole, sede di grande bellezza, di storia, di cultura e di memorie, rete che consenta di alimentare un turismo regionale sostenibile, interrelato e non stagionale, basato anche sui temi dell’ambiente e su itinerari culturali tratti dai miti e dalla Storia che hanno attraversato il Mediterraneo. La cooperazione fra le isole, e tra queste e la terraferma, avrebbe anche una valenza sociale, contribuendo ad alimentare la ricerca nel campo della mobilità e dei servizi e in quelli della protezione delle coste, della gestione delle migrazioni, della salubrità delle acque, della comune realizzazione di progetti a valere su finanziamenti europei in grado di alleviare i problemi in corso nella regione. I paesi del Mediterraneo, infatti, specie quelli della sponda sud, attraversano un periodo di profonda crisi, economica, sociale e culturale. Tra gli effetti di questa crisi, il più evidente e grave è forse l’acuirsi del fenomeno migratorio, pericoloso anche per la tenuta dei paesi della sponda nord. Tra i migranti, i più sono giovani; il più comune tra i motivi che spingono a emigrare, e ad affrontare i rischi del viaggio, è la mancanza di lavoro e di una prospettiva di vita; è un problema che, sia pur con differenze, li accomuna a tanti giovani di Paesi europei mediterranei, come Spagna, Italia, Grecia; è un problema dovuto anche alla progressiva scomparsa di lavori tradizionali. I metodi con cui si affronta questa tematica sono diversi, e forse, vista la costanza delle statistiche negative, poco efficaci. Esiste dunque l’esigenza di sperimentare, in settori innovativi, nuove metodologie con cui affrontare il tema della disoccupazione giovanile nei paesi del Mediterraneo.

Nei secoli scorsi, la navigazione, la circolazione delle idee, delle scienze e delle arti hanno contribuito alla creazione delle basi dell’Europa di oggi, unendo popoli diversi nella cultura e nel pensiero. Attraverso il mare, le idee e il richiamo delle tradizioni, ancora oggi potrebbe essere il Mediterraneo a trasmettere all’Europa e al mondo parole di solidarietà, di civiltà e di progresso, indirizzando al proprio interno un messaggio di pace e fratellanza, nella condivisione di valori e culture e nell’anelito alla realizzazione di una comunità integrata, coesa e paritetica che faccia giustizia dei residui strascichi colonialistici e costruisca le fondamenta di un nuovo processo federativo ispirato ai principi enunciati da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi per il riequilibrio delle relazioni internazionali e la diffusa riforma della società. Sono questi gli obiettivi cui si dedica l’Associazione OMeGA, nel proposito di offrire contributi di pensiero e di idee attraverso progetti curati e seguiti da soci e personalità di rilievo di volta in volta competenti. Nello svolgimento delle proprie attività, l’Associazione cura in particolare il coinvolgimento dei giovani e la creazione di opportunità per il loro stabile inserimento nel mondo del lavoro, anche dando massimo rilievo agli aspetti culturali educativi e divulgativi, al fine di contribuire alla formazione di generazioni di giovani dediti alla ricerca e allo sviluppo delle infinite opportunità offerte dal Mar Mediterraneo e dall’intera regione dei paesi rivieraschi.

In concomitanza ideale con l’esperienza sopra illustrate, la rivista on line Transform!Italia ha intrapreso un’iniziativa di riflessione ampia e strutturata volta a comprendere come l’umanità possa essere sottratta a logiche di conflitto, guerra e ingiustizie, il cui orizzonte non può che essere quello di un confronto definitivo e fatale, intraprendendo viceversa un cammino di pace, di equilibrio, di giustizia sociale fra paesi e popoli, cammino senza il quale nessun progetto costruttivo potrà mai essere portato a termine. Nell’articolo pubblicato sulla rivista il 23 ottobre scorso, Roberto Musacchio lancia una sfida immane: “A guerra mondiale (a pezzi) in corso vorremmo su Transform cimentarci su un qualcosa che può apparire oggi impensabile e cioè cosa dovrebbe essere un nuovo ordine mondiale e come lo si costruisce”: Sull’argomento, e sulla stessa rivista, segnalo anche l’intervento di Alfonso Gianni del 16 ottobre (“Intervento introduttivo alla III sessione del convegno “La casa brucia”) e un mio articolo del 27 novembre (“Riflessioni per un nuovo ordine mondiale”).

Per altri versi, un congresso internazionale dal titolo “Finding Beauty in the Other – Inclusion and Humanitarian Service among Believers – The Example of Trinitarian Order”, svoltosi a Manama, Bahrain, dal 20 al 22 ottobre, ha cercato di tracciare per le religioni un cammino comune che permetta di trovare forme di collaborazione in grado di intercettare i principali temi di sofferenza che affliggono l’umanità. L’evento è stato organizzato presso l’Isa Cultural Center, istituto dedicato alla memoria dell’Emiro Isa bin Salman Al Khalifa che offre una vasta gamma di servizi intellettuali e culturali, ed è stato impostato con spirito pratico e pragmatico, nell’intenzione di non limitarlo a petizioni di principio o ad affermazioni puramente utopistiche. Il Congresso, fortemente ispirato dal Vicariato cattolico dell’Arabia del Nord e dall’Ordine della Santissima Trinità, ha cercato infatti di formulare proposte per una collaborazione interreligiosa su temi umanitari e solidari che, superando le divisive differenze teologiche e identitarie, identifichi piattaforme comuni di sostegno nei riguardi dei più preoccupanti fenomeni che avviliscono e precarizzano le sorti della stessa umanità integralmente considerata; dai lavori sono emersi suggerimenti concreti, che ora attendono di essere sviluppati in un processo evolutivo. Nel partecipare ai lavori e alle proposte, e in attesa del documento finale del Congresso, ho sottolineato soprattutto tre settori di possibile intervento: il perseguimento della pace; la lotta alla sperequazione della ricchezza; il contrasto alle attività climalteranti; tre temi inestricabilmente tra loro legati.

È interessante sottolineare, in quest’esercizio, il ruolo fondamentale del Bahrain, un paese multireligioso che, malgrado il conflitto tra la minoranza sunnita alla guida del paese e la maggioranza sciita nella popolazione (che è un problema politico, più che confessionale), ospita comunità cattoliche, evangeliche, anglicane, ebraiche, indù, buddiste e baha’i, spesso con i rispettivi templi, tra cui la bellissima Cattedrale cattolica di Nostra Signora d’Arabia di Manama; le diverse comunità religiose vivono e operano liberamente nella cura dei rispettivi fedeli, senza alcun contrasto con i prevalenti musulmani. È altrettanto interessante notare come l’Ordine dei Trinitari, fondato nel 1198 per la liberazione dei cristiani schiavi in territori islamici, abbia storicamente soccorso anche i prigionieri musulmani in terre cristiane. Bahrain e Ordine Trinitario, dunque, accomunati da una storia rispettivamente recente e antica che permette a entrambi di farsi ponte umanitario fra tutti gli schieramenti religiosi. A conclusione del Congresso, l’auspicio è quello di ritrovarsi nuovamente l’anno prossimo a Manama per le prime conclusioni e possibilmente i primi risultati.

Di fronte a provocazioni come quelle più sopra illustrate, o si fa finta di nulla, oppure ci si prova. Allora bisogna provare a partecipare e ad agire, anche formando più ampie reti, nella direzione indicata dalla visione di OMeGA, in quella dell’appello di Transform!Italia, in quella del convegno del Bahrain. Forse azioni come introdurre spinte federative nel Mediterraneo, rimettere ordine nel mondo, far dialogare le diverse confessioni religiose, appaiono come un sogno. Tuttavia, le rapide mutazioni cui assistiamo, e le sfide poste da accelerazioni tecnologiche in grado di stravolgere la vita dell’umanità, potrebbero trovare risposte proprio nel pensiero e nelle iniziative dal basso, nella valorizzazione del contenuto umano delle religioni, nell’anelito di pace dei popoli, nel recupero dello straordinario retaggio di valori, tradizioni e storia del Mediterraneo come centro pivotale di un’umanità che recuperi il proprio senso. Utopie come la costituzione di una “Federazione Mediterranea”, la concordia totale tra le religioni, la definitiva pacificazione del mondo, non si realizzeranno probabilmente ipso facto, ma potranno indicare un percorso, un filone di pensiero in grado di associare i popoli nel far fronte alle sfide di un destino che oggi come sempre appare comune su temi, tanto per indicare i più importanti, quali l’ambiente, le risorse, la sicurezza, la frontiera dei fondali marini, i commerci e la navigazione, le migrazioni. Nell’inazione e nella perdita di orientamento delle dirigenze politiche mondiali, potranno essere le riflessioni dal basso a indicare la via.

È già successo nella Storia.

Proviamoci ancora.

L'autore

Avatar photo

Mario Boffo

Mario Boffo, ex diplomatico (già ambasciatore in Arabia Saudita), romanziere, Presidente del Premio EPhESO per i rapporti euro-mediterranei. Vive a Roma.