Quando si parla di impegno politico delle persone di fede cristiana, magari proprio cattolica, si parla spesso di moderatismo come fosse un pregio. Colpevoli noi che ci siamo prestati a questa lettura, perpetuandola negli anni (in particolare nella prima Repubblica e durante il berlusconismo) come una equa distanza tra destra e sinistra, come un centrismo privo di coraggio, in realtà subalterno a logiche di potere clientelare e di auto perpetuazione che nulla hanno di cristiano. Per i cristiani, infatti, il moderatismo non è un bene, anzi. La parola che dovrebbe, invece, orientare il nostro impegno è “radicalismo”. Il radicalismo del Vangelo, di Gesù stesso. Il radicalismo di chi sa da quale parte stare anche quando questa parte è scomoda, faticosa, divisiva, poco opportuna a mantenere il potere per sé, o peggio per i propri fidelizzati.

Non sarà certa contenta quella parte di cattolici nostalgici di un partito a loro dedicato, o quella parte di cattolici da “Dio, Patria, Famiglia”, ma il radicalismo evangelico risuona oggi nelle parole di Elly Schlein e nella sua visione di una sinistra moderna. Prima di lei, Enrico Berlinguer, nel rapporto con i cattolici fu lungimirante: capì che per la sinistra era in gioco una nuova cultura, che lui precisava nei comizi “comunista, socialista, cattolica”. La cultura, quindi, non l’alleanza spartitoria a cui la fine della prima Repubblica ci ha abituati.

La risposta del perchè la radicalità della sinistra di Elly Schlein è evangelica è da trovare nel Vangelo e nelle recenti encicliche di Papa Francesco. La Chiesa, infatti, vive nella Storia. La Storia, oggi, è che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà e restituire la dignità agli esclusi, e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (“Laudato sii”).

Ci sono stati momenti in cui i cattolici non hanno partecipato alla politica e momenti in cui hanno militato in gruppi identitari per fortuna sempre meno rimpianti. In questo momento storico, di fronte alle sfide sociali e ambientali, i cattolici devono camminare con tutte «le persone di buona volontà» non necessariamente praticanti o, peggio, “cattolicheggianti”.

Il nostro esempio del perchè la sinistra di Elly Schlein è una parola che parla anche alla radicalità evangelica è ben spiegata con la parabola dal “buon samaritano”, che Papa Francesco ha posto alla base della “Fratelli tutti”. Come ci insegna don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, quell’uomo aggredito dai briganti rappresenta oggi le persone aggredite da capitalismo, ingiustizie, disastri ambientali, guerre, cultura dello scarto. Quel “samaritano”, quindi non cristiano, rappresenta chi non riesce a rimanere indifferente di fronte a quell’uomo aggredito. Come ripete più volte Papa Francesco, non siamo in un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d’epoca: le grandi crisi che stanno sconvolgendo il mondo, in particolare la crisi migratoria e la crisi ambientale, sono facce della stessa crisi. O le affrontiamo ora o non avremo più modo di renderle reversibili.

Non è più, infatti, il tempo della moderazione o dell’equidistante “centrismo” a cui di solito sono associati i cattolici: ora è il tempo delle posizioni chiare e nette, radicali. La sinistra di Elly Schlein rappresenta una possibilità di esprimere quelle posizioni radicali che sono necessarie per cambiare il sistema. E questo crea molto fastidio nella nostra società individualista, egoista e “cattolicheggiante”, amante dei riti e simboli cattolici ma completamente svuotati dal cristianesimo, piena di regole e divieti morali inesistenti nel Vangelo ma utili per definirsi «Madre e Cristiana» o baciare crocifissi a un comizio. Per questo il cristianesimo, quello vero, quello radicale, è in grado di offrire una visione culturale opposta alla nuova egemonia che ha trasformato l’Italia e l’Europa in un continente cinico, sovranista e populista, che disprezza i più poveri e l’ambiente. Un cristianesimo che non cerca la soluzione ragionevole, seppure faticosa, alle complessità ma preferisce invece le scorciatoie scagliandosi contro famiglie arcobaleno, immigrati, poveri, e adotta politiche contrarie al benessere umano e ambientale per le prossime generazioni.

Come ha ricordato Vittorio Sabbatelli di “Cristiani Radicali” quando con me presentò le candidature europee di Annalisa Corrado e Antonio Mumolo: il Vangelo non come clava elettorale ma come Parola che prende posizione e diventa cultura popolare, vocata ai più deboli, agli sfruttati e a tutti i poveri del lavoro: dagli operai agli impiegati, dai medici agli insegnanti mal pagati, dai piccoli commercianti agli imprenditori indebitati, ai giovani che hanno perso la speranza, ai pensionati che non ce la fanno, agli isolati nelle periferie.

L'autore

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Alessandro Albergamo

Membro della segreteria provinciale fino ad agosto 2024, ora assessore a sociale, scuola e salute ad Anzola dell'Emilia. Esperto di welfare, attivista e formatore, lavora nel sociale dal 2008 con particolare riferimento a povertà, migrazioni, politiche abitative, giovani generazioni e cattolicesimo progressista