Sull’appennino ligure a San Pietro D’Olba, comune di Urbe(SV) c’è una tradizione del Venerdì Santo che si chiama “Scuratta Giudei”. I giovani costruiscono un lungo serpentone fatto di bidoni e lattine metalliche di ogni tipo e dimensione tenute insieme da filo di ferro e la sera del Venerdì, dopo la messa, lo trascinano per tutto il Paese percuotendo i bidoni con spranghe e bastoni. Così inscenano la cacciata(“scuratté” significa mettere in fuga) dei giudei che avevano crocifisso il messia. Non ho mai capito in realtà, pur avendo partecipato tante volte alla manifestazione, se questo fosse un rito pagano o cristiano ma ieri, osservando Patrizia che percuoteva uno dei bidoni che per mesi hanno accompagnato la protesta delle ragazze di La Perla, mi è apparso molto chiaro il modo in cui queste donne moderne abbiano messo in fuga le loro paure compiendo il loro piccolo e infinito miracolo fatto di stima, affetto, arte, creatività, scoperta, territorio, doni e comunità, tutte cose che con business e finanza sembrerebbero aver poco o nulla a che spartire e invece…

 

“Il caso” La Perla con alterne vicende rimbalza da anni tra giornali e TG ma quest’ultimo capitolo della crisi presenta connotati decisamente particolari.

 

Parliamo, infatti, di una vertenza atipica che parte da una presa di consapevolezza dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare, nel momento contestuale all’uscitq dal Covid quando, tornate al lavoro, registrano un costante mancato finanziamento delle attività da parte della proprietà(fondo Tennor) che non permette alle produzioni La Perla di rispondere alle richieste e all’andamento del mercato di riferimento. Il mercato dell’Altagamma, infatti, riprende i ritmi pre covid mentre le lavoratrici constatano una continua difficoltà della loro azienda a far fronte alle richieste di prodotti.

E’ qui che lo spirito delle ragazze inizia a dare segni evidenti della loro unicità…

 

Consapevoli dei limiti aziendali, le lavoratrici si ingegnano e riescono a mettere in piedi intere produzioni pur non avendo a disposizione il materiale necessario.

Contestualmente portano avanti diversi incontri tra loro e col sindacato, dove evidenziano chiaramente che l’azienda è abbandonata a se stessa, grazie ai quali decidono di portare la crisi all’attenzione delle Istituzioni, a iniziare dalla Regione ER fino ad arrivare al Mimit, dove sottolineano il paradosso che un marchio leader del made in italy, che occupa professionalità elevatissime e rarissime, venga lasciato alla sua sorte pur in una condizione di altissima richiesta del prodotto e tutto, e solo, per gli interessi finanziari di una proprietà che mira esclusivamente a massimizzare il proprio profitto.

 

Il comportamento socialmente responsabile delle ragazze di La Perla si rivela prezioso e lungimirante proprio il 1 novembre 2023 quando la Management UK Srl, holding del gruppo, viene dichiarata fallita dal tribunale di Londra, coinvolgendo e pregiudicando a cascata le società Manufactoring e La Perla Italia che, private delle funzioni di staff a supporto delle attività produttive, non riescono più a far fronte agli impegni sia verso i fornitori che, e soprattutto, verso il personale.

L’aver già attivato tutti i tavoli con le parti sociali, ha permesso loro, infatti, di depositare in tempo record il ricorso per tutte le tre aziende coinvolte dove vengono presentate una serie di richieste ma, prima fra tutte, quella della attrazione di tutte le procedure in quella di amministrazione straordinaria che oggi coinvolge La Perla Italia e subito a ruota la sigla di un protocollo con UK per gestire questo primo caso di fallimento transfrontaliero post brexit. L’obiettivo delle ragazze è infatti permettere la continuità dell’azienda per la quale sono fondamentali alcune funzioni che allo status quo resterebbero fuori e, soprattutto, il brand oggi.

 

Il mercato tira e le ragazze sono consapevoli del loro lavoro e del valore del marchio all’ombra del quale hanno passato gran parte della loro vita e che hanno contribuito ad affermare.

 

Bologna è anche La Perla, questo è il messaggio che aleggia quando Stefania e Elena, facendo eco alla loro sindacalista del cuore, Stefania Pisani, mi raccontano la solidarietà ricevuta dai bolognesi e dalle istituzioni cittadine durante i tanti mesi di proteste inscenate nell’ora di pranzo per non compromettere le produzioni.

Arrivavano focaccia, ciliegie e ghiaccioli proprio nel periodo in cui, grazie all’abilità nel taglio di Stefania Gianasi e Piera, molte colleghe impiegate imparavano il mestiere del taglio e poi nasceva, per addobbare l’albero di Natale, quello che sarebbe diventato il logo simbolo della protesta, usato per la prima volta durante la prima udienza in tribunale e che oggi, quando un silenzio inquietante avvolge la loro quotidianità, campeggia sulle magliette che gratuitamente le ragazze confezionano, recandosi a lavorare, per finanziare la protesta e diffondere il loro messaggio.

I molti momenti difficili hanno fatto riscoprire in ciascuna lavoratrice la Perla la libertà, la creatività, il coraggio di reinventarsi e di venire a lavorare pur senza obbligo solo per stare con le colleghe, continua Stefania Prestopino.

In La Perla di oggi, ”una vale una”, non c’è distinzione tra impiegate e operative, tutte sono e fanno tutto fino a creare in comune una installazione vera e propria a supporto di chi, come loro, vede la propria arte e la propria vita colpite dall’insensibilità della finanza speculatrice, ci ricorda Stefania.

 

La lotta femminile è artistica anche per l’uso della fantasia che ha portato le ragazze a riparafrasare le canzoni della lotta sulla vertenza sindacale con circa cinquanta brani rivisitati, a partire dal tanto amato “canto delle mondine” del 25 aprile.

 

Piera ricorda di quando hanno ricevuto il premio Tina Anselmi conferito proprio per la modalità gentile ed efficace della protesta.

 

Le bamboline di pizzo significano che “non siamo numeri ma persone” per questo le ragazze vogliono stare unite per un futuro comune in La Perla.

 

Oltretutto, le famiglie sono con loro e con loro hanno manifestato a Monte Sole il 25 aprile, mi racconta Stefania e il rapporto umano attuale è un rapporto bellissimo perchè ha permesso di riscoprire persone e valori condivisi, aggiunge Chiara.

 

Valentina, guardando oltre, mi parla del futuro e sottolinea con forza che c’è grande voglia di portare avanti questi rapporti perchè il percorso comune è stato un cammino di consapevolezza e condivisione, anche di momenti intimi, che hanno permesso di comprendere che quelle “trovate”  sono persone che capiscono e ti capiscono e essere capiti non è così scontato neppure da parte di amici e parenti che non sono addentro alla tua vicenda professionale.

 

Oggi l’azienda è anche questo tipo di evoluzione di vita personale e lavorativa, quello che fanno le ragazze di La Perla è fatto col sorriso e senza pressione però con serietà e con l’obiettivo di lasciare qualcosa che resti della loro lotta. E poi mi racconta entusiasta della trasferta a Bruxelles dove, grazie alla protesta, a loro si sono schiuse le porte del Parlamento Europeo e dei cuori delle parlamentari che hanno mostrato quel lato umano che oggi la comunicazione mediale non permette più di vedere.

 

Per questo motivo aggiunge Piera, per aver aperto il proprio cuore di lavoratrici e non solo di politiche, le ragazze di La Perla hanno confezionato per loro una maglietta e una shopper bag.

 

Per altro, a Bruxelles c’erano moltissime persone di La Perla, non solo quelle impegnate nella protesta delle magliette, mi illustra Marina con entusiasmo.

 

Poi Chiara torna all’aspetto delicato del business, lei che si occupa di commercio on line mi spiega che a livello locale e, soprattutto, globale il brand si vende anche da solo per cui serve davvero una certa “arte” per riuscire a condurre una azienda con questo valore alla stasi attuale.

 

E allora…le ragazze di La Perla continuano a ritrovarsi in assemblea, come e dove possono, e con loro si ritrovano anche le famiglie e gli amici perchè non vogliono permettere che la speculazione divori la realtà e la territorialità dei loro saperi e della loro arte e così mi chiedono di chiosare lasciando il messaggio che le magliette che producono servono per finanziare la loro resistenza e la solidarietà verso chi versa in maggiori difficoltà.

 

Ma il sogno più grande resta il progetto che stanno presentando adesso ai tavoli istituzionali e che non è solo la salvezza di La Perla ma anche il suo rilancio grazie ad un museo, ad una academy e alla narrazione dei saperi coinvolti… perchè questo è il vero Made in Italy che deve avere un collegamento importante e costante col territorio prima che con la finanza speculativa per non disperdere l’identità e per lasciare qualcosa di buono alle generazioni future.

 

Per cui, a chi sta leggendo questo mio articolo, auguro di vivere anche solo cinque minuti di quell’aria di speranzosa comunità che ho respirato chiacchierando con queste donne per non dimenticare che valiamo qualcosa solo se valiamo per qualcuno…e questo non ha nulla a che fare coi soldi e il potere ma con la semplice possibilità di sentirsi capiti.

 

Serena Zaninetta e la ragazze della protesta La Perla:

 

Stefania Prestopino

Marina Prati

Pierangela Cernera

Stefani Gianasi

Elena Castano

Patrizia Bondanelli

Chiara Ramponi

Antonella Bettonte

Valentina Vermicelli

Stefania Pisani CGIL

L'autore

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Serena Zaninetta

Direttore Operativo e HR Director, dopo la laurea in Giurisprudenza e un master in gestione aziendale, inizia a lavorare nel 2000 in ambito risorse umane. Dal 2005 ricopre incarichi di crescente responsabilità nella consulenza organizzativa e HR in contesti nazionali e multinazionali. Dopo diversi corsi di specializzazione e master, inseguendo la passione per le nuove generazioni, l’innovazione e l’ambiente, torna a frequentare l’università conseguendo la Laurea in Comunicazione e Media nel 2022 per iscriversi immediatamente alla specialistica in Giornalismo Ambientale.
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