Recensione al libro di Antonio Mazzeo, “La scuola va alla guerra. Inchiesta sulla militarizzazione dell’istruzione in Italia”
“La scuola va alla guerra” è il titolo del volume di Antonio Mazzeo. La copertina mostra una lavagna con tracce di parole cancellate: “EDUCAZIONE, DIRITTI, PACE”. Al di sotto, gambe tese in tuta mimetica di soldati che marciano. Il libro presenta un’inchiesta sulla militarizzazione dell’istruzione in Italia. Documenta i comportamenti, percorsi e curricula subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari [1] che si sperimentano nelle scuole di ogni ordine e grado. L’autore avverte che gli esempi sono infiniti ma poco noti all’opinione pubblica, agli stessi educatori ed insegnanti.
Vengono descritte le modalità con cui la scuola italiana sta abdicando alle sue funzioni educative e formative permettendo alle Forze Armate e alle aziende produttrici di armi di occupare ogni sfera della didattica per fini ideologici che contrastano palesemente con i valori costituzionali della difesa delle libertà, della democrazia, della difesa sociale e della pace sui cui si dovrebbe fondare l’ istruzione pubblica. Una domanda conclude l’esposizione dei fatti: “Scuole armate o scuole smilitarizzate?”[2]
Da quando si svolgono nelle scuole italiane progetti di formazione alla “cultura della difesa”? A proporli sono stati i Protocolli di Intesa tra MIUR e Ministero della Difesa. Nel settembre 2014 la partnership tra istituzioni scolastiche e apparato militare fu formalizzata a livello nazionale. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini e la ministra della Difesa, Roberta Pinotti firmarono un Protocollo d’Intesa per favorire l’apprendimento della Costituzione italiana e dei principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, con riferimento all’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. L’accordo impegnava i due dicasteri a sensibilizzare i giovani sul centenario della 1^ Guerra Mondiale attraverso incontri e conferenze durante le quali i militari avrebbero spiegato ai ragazzi il ruolo fondamentale delle Forze Armate a difesa della democrazia. I due ministeri si impegnavano ad attivare nelle scuole un focus sulla funzione centrale che la ‘cultura della difesa’ continua a svolgere a favore della crescita sociale, politica, economica e democratica del Paese[3].
“L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”.[4]
Ma dal 2017 la formazione degli studenti italiani si può affidare alle Forze Armate. “Con una circolare del 15 dicembre 2015 il MIUR elencava i percorsi progettuali da affidare alla Forze Armate contemplando quasi tutti i campi didattico-disciplinari: dalla storia alle scienze, dalle nuove tecnologie al diritto, dallo sport alla geografia politica, ecc.... [5]
Le modalità con cui si è svolto questo processo nelle scuole è spiegato dai fatti. Il 15 dicembre 2017 rappresentanti dei ministeri della Difesa, del Lavoro e delle Politiche sociali e il MIUR hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per la mutua collaborazione all’alternanza scuola-lavoro.‘Il ministero della Difesa metterà a disposizione i musei militari, gli Enti e gli istituti operativi e logistici, mentre gli studenti potranno aiutare il ministero durante il periodo dell’ASL nei suddetti spazi’, si legge nella nota emessa dal MIUR. Le forze armate, inoltre, ‘s’impegneranno a rafforzare e qualificare l’inserimento lavorativo dei giovani, in particolare nelle strutture civili del ministero della Difesa dedicate alla manutenzione dei mezzi militari’. Agli ufficiali delle forze terrestri, navali ed aeree viene chiesto altresì di cooperare allo sviluppo delle attività di orientamento, ‘per consentire agli studenti una scelta consapevole del percorso di studio e delle opportunità degli sbocchi occupazionali[6]. Con quali finalità è chiarito nei documenti: il Ministero della Difesa riserva particolare attenzione al mondo scolastico, accademico, scientifico per la diffusione dei valori etico-sociali, della storia e delle tradizioni militari, con “focus” sulla funzione centrale che la “Cultura della difesa” delle Forze Armate ha svolto e continua a svolgere per la crescita sociale, politica, economica e democratica del Paese[7].
“In pratica” – spiega Antonio Mazzeo – è stato consentito ai militari di sostituire progressivamente gli insegnanti nell’interpretazione e nella narrazione della Costituzione italiana, della cittadinanza attiva e della legalità, le macro-aree d’intervento individuate dal Ministero dell’Istruzione e dalle Forze Armate per consolidare la cultura della difesa”[8]. Nel volume le attività svolte dalle forze armate nelle scuole italiane sono trattate in modo dettagliato: per regione, città, tipo di scuola, classi. Un elenco fitto, preciso, voluminoso. Ogni singolo progetto andrebbe analizzato per comprenderne le caratteristiche.
Quali sono le ragioni delle offerte formative per le scuole del Ministero della Difesa? “L’età media elevata è in antitesi con la professione delle armi che è caratterizzata da uno stress psico-fisico elevato e chiede al personale di operare in scenari estremi” ha dichiarato l’ex Capo di Stato Maggiore dell’esercito, generale Salvatore Farina, nel corso di una audizione in Commissione Difesa alla Camera. Servono dunque forze fresche, ma il calo demografico che ha ristretto il bacino dei potenziali nuovi miltari e le campagne di reclutamento non hanno conseguiti gli esiti sperati. “Il mutamento dei modelli educativi comporta una certa difficoltà dei giovani a confrontarsi con l’autorità e adattarsi ad uno stile di vita più rigoroso – aggiungeva Farina – Si guardi a quanto accade ai ragazzi che si presentano volontari in ferma breve. È quasi raddoppiato negli ultimi anni il numero di chi presenta le proprie dimissioni nei primi 15 giorni di corso[9].
La formazione nell’ambito militare ha finalità operative: fronteggiare attacchi e predisporre difese, con attività collegate a questi obiettivi. Cosa hanno in comune i principi della “cultura della difesa” e della sicurezza con i documenti che riguardano l’istruzione e l’educazione ai diritti umani stabiliti nei documenti internazionali? La contraddizione che ne emerge motiva l’opinione che le attività progettuali con le Forze Armate andrebbero proposte a studenti con adeguato livello di maturità, in grado di affrontare consapevolmente la carriera militare. La “cultura della difesa” proposta nei progetti scolastici dai reparti delle Forze Armate si dovrebbe rivolgere a chi ha già acquisito autonomia di giudizio, senso dell’etica, formazione culturale e giuridica. Studenti con capacità riflessive e di conoscenza di sé, intelligenza emotiva, educazione alla relazione e all’affettività, strumenti di discernimento e di valutazione dei valori e della realtà. Citiamo a proposito “le life skills della vita”[10] e i 4 principi dell’educazione secondo J. Delors. [11] e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile[12].
I progetti svolti dalle Forze Armate nelle scuole hanno suscitato preoccupazioni, proteste[13] e denunce.[14]In Italia è nato un Osservatorio [15], ci sono state richieste di interrogazione alla Camera[16], convegni[17] e articoli[18]. Anche in Germania [19]decine di migliaia di educatori lottano contro il processo di “militarizzazione dell’istruzione”, stigmatizzando le attività svolte nelle scuole dall’esercito federale tedesco anche sull’orientamento professionale. “Siamo del parere – hanno detto i rappresentanti dell’organizzazione sindacale tedesca GWE che raccoglie 280.000 iscritti – che l’esercito non sia un datore di lavoro come un altro. Perché in guerra si ferisce, ci si ferisce, si uccide” spiegano[20].
Le Forze Armate hanno carenza di organico e di giovani e offrono possibilità di impiego. Ma sul piano pedagogico resta da risolvere l’incompatibilità dei progetti delle Forze Armate nelle scuole con i principi dei documenti nazionali e internazionali sull’educazione[21]. Le contraddizioni creano confusione e vanificano qualsiasi tipo di comunicazione. E le offerte formative si devono invece basare sulla coerenza di valori, soprattutto nelle istituzioni scolastiche.
[1] A. Mazzeo, La scuola va alla guerra, Manifestolibri, 2024, pag. 7.
[2] Ibidem pag.163.
[3] Ibidem pag 10.
[4] “…L’Assemblea Generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti Umani come ideale e da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società…si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne l’universale rispetto e riconoscimento.”, in https://www.unitiperidirittiumani.it/what-are-human-rights/universal-declaration-of-human-rights/preamble.html.
[5] Ibidem pag. 10.
[6] https://ilmanifesto.it/libro-e-moschetto-studente-perfetto.
[7] nota pag 5 del Protocollo firmato il 13 dicembre 2017 tra i tre dicasteri https://www.mim.gov.it/documents/20182/232826/Protocollo+d %27Intesa+MIUR-+Difesa+-+Lavoro.pdf/dbccaf5d-b973-4871-a057-1aa75fd1f0e6?version=1.0&t=1513259005869.
[8] A. Mazzeo, op. cit., pag. 21
[9] Ibidem pag. 17: “Forze Armate moderne, ipertecnologizzate e informatizzate necessitano di quadri istruiti e rapidissimi nell’assumere decisioni vitali. Hanno sempre più bisogno di giovani e forti e di accelerare lo svecchiamento dei reparti, specie quelli di pronto intervento o deputati al controllo digitale dei sistemi di guerra semiautomatizzati Anche ciò contribuisce a spiegare perché si è fatto asfissiante il pressing dell’apparato militare sul mondo scolastico e universitario.”
[10] In https://www.lifeskills.it/le-10-lifeskills/ L’educazione nel corso della vita è basata su quattro pilastri: imparare a conoscere, imparare a fare,
imparare a vivere insieme e imparare ad essere.
[11] In https://www.fismvenezia.it/Download/Materiale/Materiale_Pedagogico/POF/J.%20Delors,%20Nell’educazione%20un%20tesoro.pdf.
[12] Goal 4: Istruzione di qualità. 4.7 Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per
promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani,
l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile.
[13]29 0ttobre 2024 https://ledicoladelsud.it/news/gioia-i-bimbi-fanno-esercizi-militari-in-piazza-il-caso-finisce-in-parlamento-piccolotti-vergogna/
[14]https:/www.lindipendente.online/2024/09/23/piemonte-militari-nelle-scuole-e-ragazzi-in-gita-nelle-caserme-la-denuncia-dei-docenti/.
[15]https://osservatorionomilscuola.com/.
[16]https://www.rainews.it/tgr/puglia/articoli/2024/02/bambini-fanno-esercizi-militari-in-piazza-scatta-una-interrogazione-alla-camera-03ace1a2-c245-4ee0-9e61-ed08de8cd2ab.html.
[17]https://www.peacelink.it/calendario/event.php?id=11482.
[18]15 novembre 2024 https://www.adnkronos.com/cronaca/palermo-spari-a-salve-a-scuola-davanti-ai-bambini-e-polemica_6LRctlRB3YFl15ZCVmYROG
[19]A. Mazzeo, op. cit., pag. 168.
[20]Secondo il sindacato tedesco queste attività violano la Convenzione dei diritti del fanciullo, art 38 comma 3; viene citato anche l’art 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
[21]L’educazione ai diritti umani negli strumenti internazionali: 1) La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani 1948 e il preambolo.
2) La Dichiarazione ONU sulla diffusione degli ideali tra i giovani 1963. 3) Patto Internazionale sui diritti economici sociali e culturali 1966.
4) Raccomandazione dell’UNESCO sull’educazione per la comprensione, la cooperazione e la pace internazionali e sull’educazione relativa ai diritti umani e alle libertà fondamentali 1974. 5) Raccomandazione R 85 7 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa adottata il 14 5 1985.
6) Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 1989. 7) La Carta della Terra 1994 2000 approvata a livello internazionale e sostenuta dall’ONU. 8) C M Rec (2010) https://rm.coe.int/raccomandazione-del-comitato-dei-ministri-agli-stati-membri/1680af5e44
9) 2010 La Carta Europea sulla Educazione per la Cittadinanza democratica e l’Educazione ai Diritti Umani. Raccomandazione CM/Rec(2010)7 del Comitato dei Ministri agli stati membri sulla Carta del Consiglio d’Europa sull’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani. https://unipd-centrodirittiumani.it/it/pubblicazioni/Il-Consiglio-dEuropa-definisce-e-aggiorna-contenuti-e-metodi-delleducazione-civica-sussidio-utile-per-il-consolidamento-di-Cittadinanza-e-Costituzione/946.10) Risoluzione ONU che introduce l’Educazione ai Diritti Umani nei curriculum scolastici 16 11 2011 con Dichiarazione ONU sull’educazione e la Formazione ai Diritti Umani 19 12 2011.
11)pagg. 6, 7, 8 e 9 del Protocollo GAIA: 11 2012 MIUR Indicazioni nazionali per Curriculo dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione. Il cittadino planetario – Per un nuovo umanesimo: l’elaborazione dei saperi e la cittadinanza planetaria – Il Nuovo umanesimo di Irina Bokova.Protocollo GAIA “Imparare ad essere”. 12) L’ Obiettivo 4 AGENDA ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile 2015. 13) 2018 Educazione alla cittadinanza globale: temi e obiettivi di apprendimento pag 72 (Guida pedagogica commissionata dall’UNESCO). 14) Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea 1 giugno 2018 https://www.anp.it/2018/06/01/competenze-chiave-nuova-raccomandazione-del-consiglio-deuropa/ 15) Raccomandazione UNESCO sull’educazione alla pace e ai diritti umani, alla comprensione internazionale, alla cittadinanza globale e allo sviluppo sostenibile 2023. 16) Life skills della vita secondo l’OMS.