Dare un nome significa molto più che definire qualcosa: è riconoscerlo, attribuirgli un’identità, ancorarlo alla memoria collettiva. Quando un luogo viene chiamato per nome, cessa di essere un semplice spazio geografico e diventa parte del vissuto di una comunità, un simbolo di appartenenza. Camminare nei vicoli di un borgo antico, ripercorrere i sentieri di città marginali, spesso dimenticate, significa tornare alle origini della nostra identità.

È il IV secolo a.C., Roma si espande oltre la pianura laziale, assoggettando i territori limitrofi fino agli appennini abruzzesi e conferirà alle loro genti la cittadinanza per un lasso di tempo che perdurerà fino alla caduta dell’Impero nel 476 d.C. I popoli italici che abitano tali luoghi resistono al dominio dell’Urbe, che con grande fatica, riesce a debellarli e sottometterli. Il loro valore guerresco contribuisce all’espansione mondiale della città, tanto che Livio nell’Ar Urbe Condita non esita a rimarcare la crudeltà di quei popoli che sfidano la grandezza della Repubblica in quelli che, di fatto,sono i primi scontri tra il popolo romano e gli Italici. Nel corso dell’espansione di Roma verso Oriente, dopo vari tentativi di sanguinose resistenze, i vicini popoli implorano pace e amicizia a Roma, la quale risponde con trattati di autonomia politico-amministrativa interna, i fodera, in cambio di sostegno militare. Tuttavia, lo Stato Romano accetta solo ufficialmente la cittadinanza dei nuovi popoli e continua ad escluderli dalla vita politica. Il Senato e i patrizi non accettano di essere equiparati a quelle efferate genti, le quali ridestano la loro antica fierezza tra il 91 e l’88 a.C in quella che viene ricordata come Guerra Sociale, o Bellum Marsorum.

In origine furono i Marsi, i Fretani, i Marrucini, Gli Iripini, i Piceni, i Vestini e i Sanniti ad unirsi nella nuova Lega Italica che sfidò la Repubblica, ponendo come prima capitale una città situata strategicamente lungo la via Tiburtina-Valeria e protetta dalla Majella: Corfinum.

È il I secolo a.C. e Corfinium sorge sulla riva destra del fiume Aterno, spina dorsale e confine naturale di un nodo che percorre il fianco dell’Abruzzo e finisce per sciogliersi nell’Adriatico. A pochi chilometri da Roma, tra i silenzi solenni degli Appennini abruzzesi, una tribù italica popola la penisola prima della completa urbanizzazione romana. Per la sua posizione strategica, Corfinium è destinata ad essere un punto nevralgico per il commercio e i collegamenti tra le regioni interne dell’Abruzzo e la pianura laziale. Durante quel tempo, Corfinium diviene molto più di un crocevia commerciale e religioso: è fulcro di un movimento politico che vuole sfidare l’egemonia romana. I popoli italici pretendono la cittadinanza dalla Repubblica di Roma. Non si tratta solo di una rivolta armata, ma di una dichiarazione politica: i popoli italici vogliono essere riconosciuti come parte integrante dello Stato romano, con pieni diritti civili e politici. Corfinium viene scelta come capitale della neo-confederazione che riuniva Marsi, Peligni, Sanniti e altre tribù dei territori limitrofi. La città viene ribattezzata Italica, a sottolineare la volontà di creare una nuova entità politica capace di affermarsi contro il dominio di Roma.

Per enfatizzare la potenza della confederazione, su un lato delle loro monete, i Peligni raffigurano la cerimonia dei giuramenti di fedeltà e il sacrificio delle scrofe assieme al dono delle fedi, mentre dal lato opposto – per la prima volta nella storia– appare il nome ‘Italia’, probabilmente derivante dall’etrusco ‘italós’, il toro che le viene raffigurato a fianco nel gesto di aggredire la lupa romana.

Nella Valle dell’Aterno, nel punto strategico più importante dell’altopiano Abruzzese, al confine fra il popolo dei Marsi e dei Peligni, gli alleati scelsero la loro capitale e la chiamarono Italia. Qui, sugli altipiani Abruzzesi nacque il primo concetto dell’Italia: fu Italia sulle monete il nome sostituto a quello di Roma. Questo nome e la lotta per l’indipendenza spinsero quei popoli a sfidare i signori del mondo e Italia suonò allora per la prima volta come verbo di unione e libertà. In un’epoca in cui Roma era il centro indiscusso del potere, proclamare l’esistenza di un’Italia significava rivendicare un’identità autonoma e collettiva.

Oggi, i resti di Corfinium ci parlano di quel momento cruciale con una ricchezza di dettagli. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce strutture come il teatro, le terme e le tabernae, oltre a monumenti funerari come i Murgini, torri che custodivano tombe e iscrizioni. Alcune di queste, conservate nel Museo di Corfinio, raccontano storie di vita quotidiana e di celebrazioni pubbliche, restituendoci l’immagine di una città vivace e dinamica.

Dare un nome significa anche immaginare un futuro. Quando i capi della Lega Italica scelsero di scrivere Italia sulle loro monete e bandiere, non potevano sapere che quel nome avrebbe attraversato i secoli per poi diventare il simbolo di una nazione.

L'autore

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Sara Casale

Nata a Tagliacozzo (AQ) nel 1999, ha vissuto a Venezia e a Bologna per conseguire la Laurea in Economia e gestione dei Beni Culturali e successivamente la specialistica in Direzione aziendale. Attraverso i suoi studi ha unito la ricerca umanistica e la passione per le arti con lo spirito politico e gestionale del mondo culturale - e non - a 360°. È flautista, appassionata di Opera e Arte. Le sue ricerche di tesi hanno coinvolto strategie di valorizzazione dei territori archeologici in stato di abbandono e le politiche di recupero dei beni culturali nell'eventualità di conflitti armati internazionali. Si interessa di fundraising e, con la finalità di approfondire tale materia, attualmente lavora come progettista nel campo della finanza agevolata.