La Chiesa campana continua il percorso avviato dalla Chiesa italiana a Trieste con la Settimana sociale dei cattolici, alla presenza del Presidente Mattarella e del Papa. Affronta di nuovo, sul piano regionale, il tema dell’impegno politico dei cattolici e della necessità di una maggiore visibilità dell’ispirazione cristiana nelle scelte di governo, ma soprattutto con la sollecitazione ad una più consapevole partecipazione alla vita politica, con la responsabilità che deriva dal proprio essere cristiani. Non ci si nasconde: si ammette, oggi, una sorta di irrilevanza, sia sui temi della famiglia e della vita, sia sulle questioni della pace, del lavoro e dello sviluppo, della dignità delle persone, delle riforme, dell’immigrazione, dei diritti soggettivi. L’incontro su questi temi è stato sollecitato da singoli, gruppi, comunità, impegnati tutti a vario titolo in politica. Una sorta di appello alla gerarchia a non essere lasciati soli. Ma anche un invito alle stesse comunità diocesane e parrocchiali locali a non essere indifferenti verso chi ancora traduce in impegno personale la proclamazione che “la politica è la più alta forma di carità”. Dopo Trieste, quindi, è la Conferenza Campana, Presidente Mons. Antonio Di Donna, a raccogliere l’appello, promuovendo il primo appuntamento nei locali attigui al Santuario della Madonna di Pompei.
Non si tratta – ha precisato Di Donna con netta determinazione – di ricostruire un partito confessionale cattolico (definito “anacronistico”, e liquidato con “non c’è alcuna volontà di rimetterlo in piedi”) verso cui far convergere, come avveniva ai tempi della Democrazia Cristiana, candidati e il voto dei cattolici, ma di riflettere come l’ispirazione cristiana possa ancora caratterizzare le scelte politiche nell’azione di governo, avendo come faro la Costituzione italiana e la “dottrina sociale della Chiesa”. E ha invitato la folta platea a confrontarsi a partire da tre punti dirimenti: continuare ad animare il senso di partecipazione alla vita del paese; promuovere percorsi di formazione alla partecipazione alla vita democratica tenendo presente la già richiamata dottrina sociale della Chiesa; promuovere incontri di condivisione su diverse questioni sociali tra amministratori di ispirazione cristiana.
Da tempo, già lo avevamo segnalato, non si avvertiva la dinamicità della Chiesa, e dei Vescovi in particolare, sui temi sociali e politici del paese e sulla spinta ai laici ad una maggiore partecipazione. La novità importante, frutto anche delle nuove aperture al mondo determinate dal Concilio Vaticano II ma anche dalla “declericalizzazione” favorita dai papi successivi al Concilio, e, in particolare, da Papa Francesco, è che, dopo le incertezze sul come affrontare il tema dell’impegno politico con la dissoluzione della DC e la nascita del partito unico tra le culture cattolica e comunista, la Chiesa italiana sta ora operando senza cedere alla suggestione del nuovo partito confessionale cattolico.
La spinta è sulla “contaminazione” con le altre culture con le quali far vivere i valori della Costituzione Italiana e le acquisizioni del Concilio Vaticano II, e il complesso dei principi, degli insegnamenti, delle direttive che la Chiesa detta attraverso i pronunciamenti pastorali dei papi, con le encicliche, la diffusione dei documenti conciliari e sinodali, con le indicazioni operative che derivano da altre autorità ecclesiali, quelle degli ordini monastici e di altri ordini religiosi anche organizzati in comunità e gruppi locali.
La Chiesa italiana, dopo gli anni bui del collateralismo, apre finalmente una fase nuova di impegno sociale e civile assicurando ascolto, vicinanza, occasioni di incontro e confronto e spingendo perché i laici cattolici ci siano, si “sporchino” le mani, contaminandosi con il mondo e i luoghi della politica. Con l’assicurazione che ci sarà l’accompagnamento, il confronto, la guida perché valori conciliari e valori costituzionali siano i fari dell’impegno senza alcun arroccamento nei recinti sicuri del confessionalismo. In Italia il Novecento ha offerto scontri anche duri sul piano ideologico, poi come abbiamo ricordato, le barriere sono miseramente cadute e si è liberato da ogni strumentalità il confronto cattolici laici socialisti e comunisti, liberali. L’esperienza avviata con il partito unico non sembra avere inciso, non ha visto prevalere alcuna della culture che l’hanno costituito, fino al punto che sembra porsi anche un problema di irrilevanza della cultura di origine marxiana. L’auspicio è che l’iniziativa della Conferenza Campana e l’impegno di Di Donna, ma anche le sollecitudini del Presidente della Conferenza Nazionale, Mons. Zuppi, siano stimoli non solo per i cattolici ma per tutte le donne e gli uomini di buona volontà di cultura liberale e democratica ad un atto d’amore generoso verso il proprio paese, e i poveri e gli emarginati di questo mondo (archiviando la fase del “prima gli italiani” che suona esattamente come la negazione della solidarietà). Si tratta di comprendere come l’aspirazione ad una società più giusta “non solo possa farsi strada in donne e uomini che hanno una fede religiosa ma che tale aspirazione può trovare uno stimolo in una sofferta coscienza religiosa posta dinanzi ai drammatici problemi del mondo contemporaneo”. Terreno di impegno politico per singoli, gruppi comunità ce n’è. Evitando ogni collateralismo e “contaminandosi” si può fornire al paese uno straordinario contributo di idee, programmi e iniziative. La Chiesa cattolica italiana sta raccogliendo il disagio dei propri fedeli e sta cercando di costruire, avendo uno sguardo ed un pensiero lunghi, solide fondamenta sui temi della democrazia (Zuppi, La Repubblica, 16 doc.) e di impegno politico.Anche le altre culture non si tirino indietro rinverdendo un incontro che, con riferimento ai valori costituzionali e a quelli conciliari, non può che aiutare il paese a crescere, abbattendo differenze, tabù, divisioni e a ricostruire non solo l’unità politica ma soprattutto quella etico morale e quella economica tra il Nord ed il Sud.
Aspettiamo a breve altre Pompei ed altri confronti.