Domenico Jervolino e la vicenda dei CpS

In occasione di un Convegno tenutosi a Sorrento nel novembre 2023 sul compianto e poliedrico Domenico Jervolino, nel mio intervento ho cercato – sia da ex militante nel movimento “Cristiani per il socialismo” sia da aspirante… storico – di ricordarne la figura in particolare in quanto uno dei principali fondatori ed animatori del movimento nazionale “Cristiani per il socialismo”.

Il ricordo di questo movimento e quello del filosofo e uomo politico Jervolino merita – specialmente oggi, con la “diaspora” del voto dei credenti – di essere trasmesso alle nuove generazioni, per non disperdere la memoria degli sforzi fatti in passato da chi si è impegnato per consentire, nelle comunità cristiane, una serena libertà di scelte politiche ed un impegno/militanza nei partiti di sinistra o nei sindacati, senza ingerenze e condizionamenti da parte della gerarchia ecclesiastica. Ed anche per favorire, in occasione di consultazioni referendarie, valutazioni “non confessionali” ed integraliste di delicate problematiche come il divorzio e l’aborto.

Oggi, come dimostrano recenti votazioni, molti diritti e conquiste civili costituiscono pacifiche acquisizioni per tutti e consapevoli libere scelte per i credenti. Così non è stato in un passato non troppo lontano.

Certamente non tutto ciò per cui si è battuto Domenico Jervolino ed il movimento “Cristiani per il socialismo” ha lasciato frutti maturi e duraturi. Alcuni obiettivi, come la fine dell’unità politica dei cattolici nel nome del partito della Democrazia Cristiana, sono stati raggiunti. Altri, come l’approfondimento della “questione cattolica” ed i problemi posti alla coscienza dei “cristiani critici” dal Concordato tra Chiesa e Stato italiano (i Patti Lateranensi), anche nella versione rivista ed aggiornata ai tempi del governo Craxi, non sono stati recepiti, ieri come oggi, nemmeno tra la maggioranza dei credenti e negli stessi partiti della sinistra.

IL CONVEGNO FONDANTE DI BOLOGNA (1973)

Il movimento “Cristiani per il socialismo” (Cps) – nato nel 1971, a seguito anche dello sviluppo della “Teologia della Liberazione”, nel Cile del presidente democratico Allende – ha fatto ufficialmente il suo ingresso nel mondo politico, culturale e religioso italiano in occasione del primo Convegno nazionale, tenutosi a Bologna il 21-23 settembre 1973. L’anno del colera a Napoli, ma anche l’anno in cui il vescovo e vicario generale Antonio Zama esautorava, senza troppe spiegazioni, apprezzati dirigenti dell’Azione Cattolica diocesana di Napoli, come Franco Maisto ed il compianto Francesco de Notaris. Gli obiettivi e le tesi del Convegno bolognese furono anticipate nell’editoriale della rivista del “dissenso cattolico”, Com, del 16 settembre, in cui si dava conto anche dei provvedimenti presi dalla Curia romana contro Giovanni Battista Franzoni, allora ancora abate ordinario di San Paolo fuori le Mura (1964-1973) e combattivo punto di riferimento della omonima Comunità cristiana di base ([1]).

Contro ogni più ottimistica previsione, vi parteciparono circa 2000 cristiani provenienti da diverse esperienze politiche ed ecclesiali. Per la prima volta Sinistra Acli (di cui era esponente nazionale Domenico Jervolino), Comunità cristiane di base (il napoletano Ciro Castaldo, coadiuvato da Cristoforo Palomba, era il coordinatore della Segreteria tecnica nazionale), intellettuali, operai e preti alla ricerca di un’alternativa politica e di fede, e, inoltre, gruppi redazionali di riviste (Com, Nuovi Tempi, Testimonianze, il tetto, IDOC), cristiani militanti nelle organizzazioni sindacali (Sinistra Cisl-Uil-Cgil), nei partiti e nei movimenti della Sinistra (dal Psi a “Lotta Continua”) – dopo anni di esperienze isolate – ebbero così modo di discutere e di confrontare insieme le loro maturazioni politiche e religiose. E non è inutile ricordare che tali maturazioni e scelte fecero seguito, in gran parte dei casi, alla contestazione studentesca del ’68, alle lotte operaie del ’69-’70, alle varie esperienze di dissenso ecclesiale (Isolotto, Oregina, Conversano…ma anche, a Napoli, Secondigliano, Ponticelli, ecc.) ([2]). E a significative vicende politiche, come la “scelta socialista” nelle stesse Acli ed il fallimento, nelle elezioni del maggio 1972, del Movimento Politico dei Lavoratori (MPL), collocatosi a sinistra e fondato da Livio Labor, ex presidente delle Acli. A Napoli l’MPL fu promosso dagli aclisti Mimmo Jervolino e Giovanni Russso Spena, dal direttore de “il tetto” Pasquale Colella e da diversi appartenenti alle Comunità cristiane di base, come Nello Esposito e Enzo Scarpa.

E Domenico Jervolino ([3]) così come l’amico Giovanni Russo Spena – “anticoncordatari, contrari alla mercificazione del sentimento religioso spesso intrecciato col potere” – già allora, come ha riconosciuto lo stesso Russo Spena, “coniugavano marxismo non materialistico  e meccanicistico con l’afflato sociale del Vangelo” ([4]).

Furono certamente scelte importanti e non comuni cui Jervolino giunge attraverso le esperienze napoletane nell’Azione Cattolica giovanile e nel suo movimento studenti (che pubblicava l’innovativo periodico Papè Satàn), nel Movimento degli universitari e laureati cattolici (nel 1969 Mimmo si laurea in Filosofia presso l’Università di Napoli), nelle lotte degli studenti napoletani del 1967-1968, nella sinistra Acli (delle cui vicende e scelte, come si è già accennato, fu importante protagonista insieme con l’altro amico Enrico Marino), nel cosiddetto “dissenso cattolico” manifestatosi nei  “gruppi spontanei” e nelle Comunità Cristiane di base, spesso emarginate dai vescovi, che andavano sviluppandosi a Napoli ed in Italia alla fine degli anni Sessanta ([5]). Un “dissenso cattolico” maturato sotto il Vesuvio anche come reazione ad un modello di Chiesa locale conservatrice, collusa con l’allora diffuso potere Dc e refrattaria ad accogliere le nuove istanze teologiche, sociali e politiche elaborate e sancite dai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II (conclusosi nel dicembre 1965), come la costituzione dogmatica Lumen Gentium o la costituzione pastorale Gaudium et Spes con la sua nuova visione del rapporto fede-storia, fede-politica.

Anzi le attese e sperate aperture, annunciate da questi documenti conciliari, nella vasta arcidiocesi napoletana non parvero mai esserci state. O perlomeno durarono…lo spazio di un mattino! Basti un solo esempio in merito a quel pluralismo delle scelte politiche, che sarà fortemente sostenuto dai Cristiani per il socialismo ed è oggi ampiamente riconosciuto nella Chiesa, anche in Italia. In occasione delle elezioni del 1972 furono allontanati dall’insegnamento della religione nelle scuole statali insegnanti laici che avevano nientemeno osato sottoscrivere, con molti altri credenti, compresi alcuni sacerdoti, una  “Lettera aperta”  in cui si invitavano i credenti  “a votare secondo coscienza in piena libertà”, tenendo presente unicamente “l’interesse della democrazia, della liberazione delle classi più umili e sfruttate ed in genere della realizzazione della giustizia, come Gesù stesso ha insegnato”! ([6]).

Insomma la distanza tra le posizioni della gerarchia ecclesiastica e della curia napoletana e quelle – decisamente più avanzate, “conciliari” e altrove già affermatesi – legate a teologi progressisti come Schillebeex, Rahner, Gonzalez Ruiz, Diez Alegria, Ernesto Balducci, Arturo Paoli, Carlo Carretto, Josè Ramos Regidor… apparivano al giovane Jervolino ed a molti “cattolici critici” decisamente incolmabili.

Infatti –  lo conferma l’amica Dina Storchi – già nel 1970, Mimmo, con molto coraggio, nel suo primo articolo sulla rivista “il tetto” anticipa, parlando del socialismo cristiano delle Acli, temi e percorsi che in seguito saranno propri del Movimento dei Cristiani per il socialismo ([7]). Alla cui nascita egli contribuì molto attivamente, già nella fase preparatoria del Convegno di Bologna (1973), quale membro della Segreteria organizzativa, insieme con Roberto De Vita, gli aclisti Romano Paci, Angelo Gennari, Franco Passuello, direttore responsabile del settimanale Com, preziosa fonte di informazioni sul Movimento dei Cristiani per il socialismo e sulle Comunità Cristiane di base, così come la rivista napoletana “il tetto” e, in misura minore, quella bolognese “ Il Regno” ([8]).

Prima ancora però che negli interventi di Jervolino nell’Assemblea bolognese e nelle Commissioni, è appunto sulla rivista napoletana “il tetto” che si possono trovare esposte prospettive, obiettivi e scelte del nascente movimento di Cristiani per il socialismo. “Occorre determinare – proponeva su “il tetto” – quale sia per la sinistra politica e sociale la linea più coerente da un punto di vista di classe ma anche più efficace”. Ma in quelle pagine leggiamo pure concreti suggerimenti di Jervolino agli aderenti al movimento (“ci pare inadeguata ogni proposta di confluenza del <dissenso> in questo o quel partito della sinistra”) e, inoltre, indicazioni operative come la riconsiderazione strategica della “questione cattolica” da parte della sinistra nel suo complesso ([9]).

Approfondendo le questioni relative al rapporto fede e politica, “al di là di ogni ingenua politicizzazione e di ogni facile moralizzazione della politica”, Domenico Jervolino fa anche ampi e diretti riferimenti alle sue fonti di ispirazione, che meritano di essere ricordate: la “teologia della liberazione” di G. Gutierrez, il citato teologo J.M. Gonzalez-Ruiz, J.Moltmann, H. Kung, Ernst Bloch con la sua Teologia della speranza, (Queriniana, Brescia 1971) ([10]), nonché i vescovi francesi ([11]), quelli del Nord-Est Brasile. Ed anche la pastorale ecologista ante litteram dell’allora  abate Giovanni Battista Franzoni “La terra è di Dio” ([12]), in cui il benedettino, vicino alle Comunità Cristiane di base, anticipò temi ripresi poi nella innovativa e rivoluzionaria enciclica sull’ambiente Laudato si’, scritta nel 2015 da papa Francesco, il quale non ha avuto, purtroppo, l’opportunità di conoscere Franzoni prima della sua morte (2017).

Chi vuole può agevolmente leggere nei densi due volumi degli Atti del Convegno di Bologna le testimonianze dirette del pensiero, del coinvolgimento e dell’attiva partecipazione di Mimmo sia attraverso gli interventi fatti nelle Commissioni di lavoro che in quelli pronunziati in Assemblea ([13]).

Non è il caso di riassumere qui nemmeno il “rivoluzionario” documento finale del Convegno o quelli delle Commissioni. Cito solo due esemplificativi ed illuminanti passi dell’intervento di Domenico Jervolino nella prima Commissione, che approfondiva il tema “Messaggio cristiano e lotta di classe”: “Il tema di questa Commissione ci porta a riflettere – disse Jervolino ([14]) – sul fatto che nel nostro impegno politico è in gioco il senso stesso della nostra fede, e ciò al di là di ogni integrismo, al di là di ogni pretesa di dedurre dal messaggio evangelico scelte politiche contingenti… In tale prospettiva, la stessa critica marxista della religione può essere integrata in una riflessione sull’esperienza cristiana rivolta a liberare la fede cristiana e la pratica comunitaria dai molteplici condizionamenti storici dell’ideologia borghese”.

Va poi aggiunto che, dopo il Convegno, Jervolino espresse tutta la sua convinta solidarietà al salesiano Giulio Girardi, principale relatore ed autorevole ispiratore del Convegno bolognese, che ad ottobre 1973, per le sue posizioni giudicate eterodosse, era stato censurato dalla Curia romana ed espulso dall’Institut Catolique di Parigi, ove insegnava. Insieme con gli altri membri della segreteria nazionale di Cristiani per il socialismo, Mimmo firmò un documento di forte condanna di un atto definito “repressivo” e che costituiva – si legge nella mozione – “una risposta alla nostra disponibilità e ricerca del dialogo e del confronto all’interno della <Comunione ecclesiale> e al nostro impegno per un rinnovamento evangelico della Chiesa” ([15]).

BATTAGLIE REFERENDARIE E CONVEGNO NAZIONALE DEI CRISTIANI PER IL  SOCIALISMO A NAPOLI (1- 4 novembre 1974)

Nei primi mesi del nuovo anno gran parte dell’impegno di Jervolino e dei Cristiani per il socialismo fu però speso nella battaglia referendaria per il NO all’abolizione della legge Fortuna-Baslini sul divorzio (12 maggio 1974). A Napoli fu costituito il 2 marzo tra i Cristiani per il socialismo, evangelici, aclisti, le comunità cristiane di base, le riviste “il tetto” e “Com” un Comitato di collegamento Cristiani per il NO all’abolizione del divorzio, che fece affiggere manifesti e diffuse volantini con una “Piattaforma comune”. Attraverso di essa i vari gruppi per il voto chiedevano la libertà di coscienza dei credenti e sollecitavano la non ingerenza della Curia diocesana e della Conferenza episcopale Italiana (CEI) in occasione del voto referendario. In particolare si chiedeva alla Chiesa napoletana, richiamando le stesse disposizioni date dal cardinale Ursi per le elezioni del ’68, “a non permettere l’uso delle strutture ecclesiastiche e della stampa diocesana e clericale per la propaganda elettorale, in quanto la battaglia è politica e non religiosa” ([16]). “Sono convinto che questa battaglia si vincerà nella misura in cui noi laici cattolici siamo riusciti a far capire a tutti gli altri fratelli cattolici che l’autonomia nelle scelte politiche è un diritto-dovere dei credenti e che quindi il sentimento religioso non deve essere strumentalizzato per fini e coperture politiche”, affermava, infatti, Giovanni Squame, tra i promotori del Comitato per il NO ([17]), dal 2001 al 2006 Presidente del Consiglio Comunale di Napoli.

Affollati convegni, a livello regionale, degli aderenti al neonato movimento dei Cristiani per il socialismo prepararono poi il secondo Convegno nazionale, organizzato a Napoli nei primi giorni di novembre 1974 dalla Segreteria nazionale, di cui faceva parte Jervolino fin dal Convegno di Bologna dell’anno precedente. L’assemblea si tenne alla Mostra d’Oltremare e vi parteciparono oltre 2500 persone (3000 per Jervolino), con la presenza anche di numerosi giornalisti e di esponenti di partiti di sinistra (rinunziarono a partecipare, Pietro Ingrao del Pci, Pierre Carniti della Cisl e Riccardo Lombardi del Psi). Il tema fu quanto mai ambizioso: “Movimento operaio, questione cattolica, questione meridionale”. La relazione introduttiva fu affidata al teologo e filosofo Giulio Girardi.

La rivista “il tetto” vi dedicò il numero 64-65 (ottobre 1974) con approfondimenti e commenti di Jervolino, Girardi, Pasquale Colella (fondatore e direttore della Rivista), Sergio Sorrentino (della segreteria regionale Cps), del gesuita Domenico Pizzuti, di p. Rolando Palazzeschi, Marcello Vigli e Filippo Gentiloni.

Per la Campania furono presenti vari gruppi di Napoli (Vomero, via Caravaggio, Villanova, Fuorigrotta, Bagnoli, zona universitaria, Ponticelli, Secondigliano…) e della provincia (Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata, Acerra, Frattamaggiore, Nola, Pomigliano d’Arco), di Avellino, Benevento e provincia (Moiano, Castelvetere, San Giovanni di Ceppaloni), Caserta e Salerno.

Grande fu l’eco del Convegno napoletano dei Cristiani per il socialismo sulla stampa nazionale e locale. Con giudizi ovviamente diversi, ne parlarono i maggiori quotidiani, dal Mattino all’Unità. “Alla sinistra di Dio” intitolò L’Espresso, un po’ provocatoriamente, l’articolata inchiesta di Valerio Riva sui numerosi giovani cattolici “presenti tra i gruppi dell’avanguardia ultrarossa, sotto sigle che si richiamano al più ortodosso marxleninismo”. Il Corriere della Sera (5 novembre 1974), con un articolo di Fabrizio De Santis (La “Sinistra di Cristo” vuole abrogare il divorzio tra fede e rivoluzione) ne sottolineò, invece, gli errori dottrinali e sostenne che rimaneva irrisolta la questione dei rapporti con i partiti da parte di quei giovani partecipanti “quasi tutti aderenti a gruppi extraparlamentari”.

Ai convegnisti la segreteria nazionale di Cristiani per il socialismo fece distribuire un dossier su “Fede e impegno politico” come contributo ai lavori del Convegno. Consegnò pure un’ampia “Bozza di relazione introduttiva”, gli schemi di discussione per le varie Commissioni di lavoro e, inoltre, vari “contributi” delle segreterie regionali dei Cps delle diverse regioni d’Italia ([18]). A differenza però di Bologna, probabilmente per far spazio agli ospiti, Domenico Jervolino al Convegno di Napoli non intervenne né in Assemblea né nelle Commissioni. Il suo contributo è evidente tuttavia sia nella “Relazione introduttiva” che nella dettagliata “Relazione della Segreteria nazionale sullo stato e le prospettive del Movimento”, oltre che nel “Documento conclusivo”, in cui viene affermata la scelta di classe del Movimento e la sua collocazione nella Sinistra, come Domenico Jervolino aveva ribadito in precedenza più volte. Quanto poi al suo pensiero sul discusso rapporto con la Chiesa e la DC intervistai Mimmo, in vista del Convegno napoletano, per conto del quindicinale La Voce della Campania. “La terza via non porta alla Chiesa che vogliamo”, mi rispose. “Quanto poi ai rapporti con la DC – aggiunse – la Democrazia Cristiana, nata per allargare la base di consenso dello stato borghese con l’apporto di forze come quelle cattoliche, che erano rimaste ai margini della vita pubblica nazionale ha esaurito ormai le sue potenzialità innovatrici nel garantire l’acquisizione alla democrazia borghese ed ai valori, propri della società capitalistica, di vasti strati del ‘mondo cattolico’ ” ([19]).

A tutti i partecipanti al Convegno apparve chiaro, in ogni caso, che la stagione del semplice “dialogo” tra cristiani e marxisti era ormai tramontata. Sempre più numerosi erano tra essi quelli che sentivano di poter militare a pieno titolo nella sinistra e di poter affermare ad un tempo la propria fede e militanza cristiana. Ed al cronista che osservava a cosa doveva allora servire un movimento come quello dei Cristiani per il socialismo, visto che già riuniva cristiani, ormai senza alcun dubbio, impegnati nei partiti, nei sindacati e nei movimenti di sinistra, si rispondeva che “Cristiani per il socialismo vuole essere un movimento e non un’organizzazione. Un punto di riferimento non solo per le avanguardie, ma anche per le masse popolari cristiane che si stanno liberando dal corporativismo clericale e dall’interclassismo democristiano”([20]).

Comunque con costanza e senza incertezze prosegue l’impegno del nostro Domenico nel Movimento Cristiani per il socialismo. Collabora e supporta, non solo in Campania ma anche nelle altre regioni italiane, vari gruppi del movimento a livello regionale e provinciale. Con l’abituale suo spirito di modestia, accetta di far parte anche della Segreteria regionale campana, “per coordinare le iniziative sul piano locale e nazionale” ([21]). A febbraio dell’anno seguente, Domenico Jervolino, come già aveva fatto in precedenza, analizza su “il tetto”, rivista sempre attenta alle problematiche del dissenso cattolico ([22]), le esperienze fatte dal Movimento e le prospettive dei Cristiani per il socialismo.  Sulla rivista “Rocca” sottolinea, invece, l’impegno meridionalistico del Movimento  ([23]).

E sempre dopo il Convegno di Napoli l’autorevole Giulio Girardi pubblica una sorta di Summa sul Movimento Cristiani per il socialismo in Italia e nel mondo con una sintesi di quanto discusso e prodotto dai Cps, naturalmente con un’attenzione particolare alla realtà italiana ed ai documenti approvati nel Convegno “costituente” di Bologna ([24]). Nel libro sono poi ben riassunte le posizioni dei Cps di fronte alla Chiesa e quelle della Chiesa di fronte ai Cps, così come le risposte agli interrogativi: quale marxismo difendono i Cristiani per il socialismo? Quale rapporto stabiliscono tra fede e marxismo? ([25]). Del resto chi meglio di Girardi poteva farlo? Aveva conosciuto gruppi di Cps di America Latina, di Europa, del Nordamerica; aveva attivamente partecipato al Congresso latinoamericani di Santiago del Cile, a quello mondiale di Quebec, ai congressi nazionali italiani di Bologna e Napoli, a quello, inoltre, di Lisbona e Lussemburgo; era membro autorevole del coordinamento europeo Cps…Infine, e significativamente, nella terza parte del volume di Girardi, Cristiani per il socialismo viene presentato come un “problema per il movimento operaio” in relazione alla questione cattolica, ritenuta una scelta strategica insieme con la questione socialista ([26]).

In ogni caso, va sottolineato che gli anni dal 1973 al 1975 sono stati, ricorderà Domenico Jervolino a dieci anni di distanza, “gli anni dell’onda lunga del Movimento di Cristiani per il socialismo. Anche senza un’organica organizzazione riusciva a radunare nei suoi convegni migliaia di persone, contribuendo a creare un clima di attesa nei confronti di un’alternativa alla Dc, che pareva finalmente possibile” ([27]).

ANNO SANTO 1975: PRIME DIFFICOLTA’ DI CRISTIANI PER IL SOCIALISMO

Intanto, subito dopo il Convegno nazionale, i Cristiani per il socialismo di Napoli costituiscono un coordinamento regionale, nominano una segreteria regionale ed organizzano il 17 novembre  un incontro, introdotto da Franco Maisto, sulla “questione cattolica nel meridione” e sulla necessità di approfondire le differenze esistenti  nelle singole realtà campane ([28]).

Fin dall’inizio del nuovo anno “santo” 1975, fanno poi il punto sul recente convegno, programmano documenti e pubblici dibattiti su “Chiesa e potere oggi in Italia contro il tentativo di rilanciare l’integrismo DC”; contro le “crociate” di Fanfani; contro il potere clericale garantito dal Concordato tra la Santa Sede e l’Italia. E si domandano, come fa Domenico Jervolino, a proposito dell’Anno Santo, “con chi riconciliarsi, se non con la classe operaia, schierandosi apertamente con essa, lottando contro lo sfruttamento capitalistico e contro il terrorismo fascista?” ([29]). E, solo per i più giovani, aggiungerò che il precedente accenno alla “crociata” è riferito al vivace dibattito allora in atto sul “problema dell’aborto” ([30]), che successivamente sarà regolamentato con la legge 194 del 1978.

All’interno del Movimento, davanti a questo e ad altri tentativi di “restaurazione” (DC, i noti documenti della CEI e di Paolo VI, la Civiltà Cattolica, Cisl, Acli…), alcuni tuttavia cominciavano a paventare precisi rischi e innanzitutto il pericolo che Cristiani per il socialismo divenisse solo un’etichetta, un traghetto verso i partiti della Sinistra. Altri temevano che si trasformasse in un’area di parcheggio, una sorta di Limbo. Davanti a questi dubbi e preoccupazioni, che cominciavano a minare lo sviluppo di Cristiani per il socialismo, Mimmo, tenace nelle sue convinzioni, pensa a consolidare l’esperienza in atto e ad allargare il discorso il più possibile.  Esorta, infatti, i compagni Cps di Napoli a “inserirsi nella realtà napoletana con un nostro contributo specifico; ad informare e sensibilizzare le masse al nostro discorso” ([31]).

Una sensibilizzazione che di sicuro mostrò i suoi effetti a Napoli nelle elezioni amministrative del 15 giugno 1975 con l’affermazione delle forze di sinistra e la prima Giunta del sindaco comunista Maurizio Valenzi. Ed al punto tale che Lorenzo Piombo, della segreteria regionale di Cristiani per il socialismo, dichiara alla stampa che “nelle elezioni del 15 giugno è stata determinante la rottura dell’unità politica dei cattolici. E’ stato un voto ‘contro’ la Dc che a Napoli ed in Campania ha malgovernato” ([32]).

Una più ampia risposta a queste prime avvisaglie di crisi fu data poi dall’Assemblea nazionale, che si tenne a Rimini dal 19 al 21 marzo 1976, preceduta e preparata dai documenti elaborati nelle assemblee regionali o provinciali organizzate, nei mesi di febbraio e marzo, in tutti i territori, dal Trentino alla Sicilia ([33]).

Insieme con un documento ed un “volantone” per le elezioni successive, fu approvata una mozione conclusiva in cui si tentò di ribadire “natura e ruolo di Cristiani per il socialismo”, il cui obiettivo di fondo doveva restare “non solo la rottura definitiva dell’unità politica dei cattolici, ma altresì il superamento del “cattolico” come categoria politica e sociologica” ([34]). Posizione, queste, ribadite da Jervolino nel suo intervento introduttivo al successivo Comitato Nazionale, riunitosi il 17-18 luglio 1976 a Firenze, proprio per una “verifica dell’impegno Cps nella campagna elettorale” e per approfondire “le prospettive del Movimento nella nuova situazione politica”. Qui Mimmo ha modo di rifiutare decisamente l’idea di chi vede nel Movimento un “traghetto per dislocare a sinistra i voti dei cattolici” e cerca di riaffermare, con coraggio e coerenza da parte sua, l’identità specifica dei Cristiani per il socialismo, cioè “la lotta per il socialismo e la disponibilità a passare anche l’esperienza cristiana al vaglio dell’analisi e della lotta di classe” ([35]).

Quanto poi alla lotta, ritenuta più che mai valida, contro il potere della DC – uscita rafforzata nelle votazioni del 20 giugno 1976, che tuttavia consentirono a diversi esponenti cattolici di essere eletti in Campania nelle liste della sinistra e del Pci o come indipendenti, nonostante gli anatemi e le minacce  della gerarchia ecclesiastica napoletana ([36])  – Jervolino invita il Movimento “a conoscere meglio l’avversario, anche in previsione dell’imminente ed importante seminario dei Cps europei sulle DC. in Europa, ed a considerare ancora “intrecciate la Questione cattolica e la questione democristiana”.

Pur ritenendo ancora valide le conclusioni dell’assemblea di Rimini, egli ritiene tuttavia che “deve essere riscritto il programma dei Cps, dando la priorità alla militanza nei partiti e nelle organizzazioni della Sinistra” ([37]).

Una militanza che anche Mimmo consolida, senza risparmiarsi. Impegnato a Torino al convegno operaio di Avanguardia Operaia-Pdup e impossibilitato a partecipare a Napoli al 2° Convegno regionale Cps (11-12 dicembre 1976) – organizzato in preparazione del III Convegno nazionale dal titolo emblematico: “Cristiani nella sinistra, militanti nelle lotte di liberazione” – Mimmo vi interviene comunque con un messaggio scritto in cui auspica, con una buona dose di ottimismo, che ”lo spontaneismo, che portò ai convegni di Bologna e Napoli, va superato con l’acquisizione di un’ottica più politica ed organizzativa, data l’ampiezza e la portata dell’attacco padronale” ([38]).

LA CRISI DEL MOVIMENTO

Non è qui possibile approfondire nel dettaglio il susseguirsi di Convegni, Assemblee e Comitati nazionali, segreterie nazionali e regionali cui partecipò l’attivissimo Domenico Jervolino. Mi limito ad evidenziare che le prime crepe e difficoltà del Movimento furono già avvertite a gennaio 1977 nel III Convegno nazionale svoltosi a Roma. Gli stessi Cristiani per il socialismo della Campania non esitarono a segnalare “la debolezza di linea e di indicazioni strategiche” che “caratterizzarono la relazione introduttiva e, inoltre, la dispersione del dibattito” ([39]).

I problemi di linea divennero più seri ed evidenti nell’assemblea tenutasi a Santa Severa (28-29 maggio 1977), vicino Roma. Un’assemblea che si sperava risolutiva, ma che sul problema dell’adesione al referendum abrogativo del Concordato, proposto dai radicali ed altri, vide su posizioni diverse la componente facente capo alla Sinistra storica e quella degli aderenti a Democrazia Proletaria (come Jervolino) ([40]) o a Lotta Continua. I giornali subito allora parlarono di “Nubi sui Cristiani per il socialismo” (Famiglia Cristiana, 16-6-1977); “Cristiani per il socialismo: capitolo chiuso? (Testimonianze, 193-194, 1977); “Spostamento all’estrema sinistra dei Cristiani per il socialismo” (Il Tempo, 2-6-1977); “Nei Cps pericolo di disgregazione” (Avanti, 2-6-1977); “Si spacca Cristiani per il socialismo” (La Repubblica, 1-6-1977).

Fermo nelle sue convinzioni, oltre che politiche anche filosofiche ([41]), Mimmo sembra non scomporsi davanti a queste previsioni…apocalittiche relative al Movimento. Prosegue per la sua strada e smentisce decisamente le varie e negative interpretazioni della spaccatura registrata a Santa Severa. Dichiara, anzi, su Il Quotidiano dei Lavoratori (2 giugno 1977), che “non vi è stata nessuna spaccatura nel nostro movimento”. Successivamente invita, su CNT (18-9-1977), a ritrovare “il senso ‘politico’ del movimento. Si tratta – scrive – di verificare l’attualità e la validità delle ragioni di fondo in base alle quali ci siamo costituiti come movimento” ([42]).

Pure a proposito della nota Lettera di Berlinguer al vescovo Bettazzi il nostro Domenico interviene con giudizi “fuori dal coro” dei generali commenti che si leggevano su quotidiani e periodici di allora: “per noi gli interlocutori non sono le gerarchie, ma le masse proletarie cattoliche” ([43]). E proprio sul delicato rapporto tra fede e impegno politico va citato un particolare suo contributo al Seminario su “Fede e politica” organizzato dai Cristiani per il socialismo a Napoli il 1° febbraio 1978. Gli toccò introdurre una tematica a lui cara: “Fede e lotta di classe. La carica sovversiva della fede e la prassi rivoluzionaria”.

Anche sulla base di queste sue analisi “rivoluzionarie”, Mimmo Jervolino, sempre membro della Segreteria nazionale Cps, conferma la scelta sua e del Movimento contraria alla nuova bozza di Concordato ([44]). Ed è, inoltre, in occasione del referendum abrogativo, tra i primi firmatari di un appello ai credenti per l’applicazione “in coscienza” della legge sull’aborto.

Questo periodo però vede Mimmo maggiormente impegnato nel nuovo partito della Sinistra, Democrazia Proletaria, alla cui nascita egli contribuisce, insieme con altri militanti di Cristiani per il socialismo, partecipando attivamente al Congresso di fondazione a Roma (13-14 aprile 1978). Non diminuisce però la sua attenzione alle tematiche proprie dei Cristiani per il socialismo. Lo testimonia il suo intervento introduttivo al Convegno organizzato ad Arezzo (4 e 5 gennaio 1978) sul “mondo cattolico” ([45]) dall’allora “Costituente” del partito di Democrazia Proletaria.

Certamente fu preoccupante per tutti la fase politica attraversata nel 1978 dal Movimento Cps in Italia (caso Moro; elezioni del 14 e 15 maggio; referendum…). Per Mimmo essa diviene ancor più complessa, perché “determinata anche dalla subordinazione dei partiti della Sinistra politica e di quella sociale all’egemonia DC”. Partendo poi da questa considerazione, Mimmo fa derivare “la necessità della crescita della nuova sinistra, vera opposizione, e la caduta della comune illusione di poter liquidare in tempi brevi l’egemonia democristiana sul mondo cattolico”,  nonché la necessità che “Cristiani per il socialismo si affermi sempre più come movimento politico di massa, capace di mobilitarsi autonomamente…con obiettivi e strategie autonome” ([46]).

MILITANZA NEI PARTITI E DECLINO DEL MOVIMENTO

Queste posizioni  – insieme con il concomitante maggiore impegno nei partiti e movimenti politici  storici oppure della nuova sinistra – acuirono la crisi già da tempo in atto e portarono in breve tempo ad un lento declino ed esaurimento del movimento di Cristiani per il socialismo ([47]). Fecero, comunque, allontanare dal movimento noti dirigenti nazionali, tra cui alcuni dei fondatori. In modo esemplificativo per la Campania cito la testimonianza a posteriori del dirigente nazionale e regionale Lorenzo Piombo, che ad un certo punto “non condivise più le posizioni estremistiche che si andavano affermando”, come mi confida a telefono dal suo buen retiro di Morcone, dove ben presto allora si ritirò preferendo un impegno socio-culturale (oltre che sanitario, essendo psichiatra) a quello politico. “In modo velleitario – aggiunge – noi ritenevamo che fosse necessario affermare le proprie idealità e far prevalere posizioni non necessariamente condivise da aree più vaste di opinione: era, come diceva Lenin, la malattia infantile dell’estremismo…All’epoca – ricorda Lorenzo Piombo – scrissi un articolo per Com-Nuovi Tempi intitolato “Cps, dall’adolescenza alla maturità”. Col senno di poi percepisco, invece, che in quella fase, anziché attendere con pazienza la maturazione di idee condivise, mi prestai a dar voce a quelle parti più estreme presenti in Cps e vicine a Lotta Continua o comunque ai movimenti più dirompenti, critici verso il Pci ed i sindacati. Che mi è rimasto di quell’esperienza? La necessità di guardare oltre i confini di ogni ideologia, religiosa, politica, sociale, filosofica. Ho preferito sviluppare il mio lavoro intorno alle persone, lavorando nel sociale e nella dimensione educazionale. Ora credo più nella testimonianza che negli apparati”.

Anche altri aderenti di base, sia pure senza un volontario e cosciente distacco dal movimento di Cristiani per il socialismo, preferirono di fatto ed in modo esclusivo la militanza politica o l’impegno socio-politico sul territorio di appartenenza, come, per fare qualche esempio, nel già citato caso di Giovanni Squame, di chi scrive e dei suoi amici del “Gruppo del vico” di Ponticelli ([48]) o della ancora attiva ed impegnata Comunità cristiana di Base del Cassano a Secondigliano – Napoli ([49]).

La crisi ad ogni modo era presente pure nel dibattito preparatorio della II Assemblea nazionale (Arezzo, 10 e 11 marzo 1979), se è vero che tra gli organizzatori si parlava di “disimpegno delle componenti originarie”, di “stacco fra settori del movimento” e ci si affidava alla “capacità di sopravvivenza dimostrata da Cristiani per il socialismo” ([50]). Una “sopravvivenza” difficile,  che durò poco e che vide anche un’ampia riflessione  sulle pagine de “il tetto” tra gli stessi fondatori del Movimento, come Domenico Jervolino ed Antonio Parisella ([51]). Tuttavia va detto che la fine del Movimento non fu mai ufficialmente “decretata”.  Non ci fu un atto ufficiale, ma solo una lenta, graduale presa d’atto nei primi anni Ottanta.

Intanto al seminario dei Cristiani per il socialismo organizzato a Venezia nel gennaio 1980, su “Bisogni popolari e occupazione del potere: Dc e mondo cattolico oggi”, Jervolino fa un ampio intervento – riportato integralmente su “il tetto” – ancora con una certa dose di ottimismo quanto al futuro del Movimento. Riprendendo un discorso fatto dal teologo Baget-Bozzo, afferma che occorre “trovare un nuovo tempo anche per la fede”. Che “quel Dio che abbiamo ricevuto in questa epoca è un Dio politico, un Dio utilizzato dalle classi dominanti. Quindi è necessario avere del tempo…per poter rompere questa identificazione, questo uso ideologico del cristianesimo. E questo è ciò che come Cps ci ha caratterizzato fin dall’inizio” ([52]). Riflettendo poi sulla questione democristiana e sul rapporto Dc-Stato, afferma: “noi, come area dei Cps, siamo sulla strada giusta per ripensare criticamente la nostra scelta marxista, scelta alla quale teniamo, forse col rischio di un nuovo fideismo”. Un rischio che ritiene “ampiamente” superabile attraverso l’impegno del Movimento Cps, il cui obiettivo resta “rilanciare la lotta per il socialismo, che rappresenta la sua vocazione politica” ([53]).

Per qualche altro anno si continuò ad organizzare convegni o iniziative a livello regionale, ma si dovette coraggiosamente “registrare l’emorragia di militanti”. Ed in ogni caso in quel periodo “iniziano a dissolversi le tensioni utopiche del lungo decennio cominciato nel 1968”, come testimonia di recente Luca Kocci ([54]), un autore ben documentato, a livello nazionale ed  internazionale, sull’argomento.

Né riesce, nel 1981, il tentativo a Roma – alla ricerca di un ruolo per i Cps – di rianimare il Movimento con un incontro-dibattito, cui parteciparono una cinquantina di militanti della “vecchia guardia”, tra cui Jervolino ([55]). Il 5-6 maggio 1981 l’ultimo atto del Movimento: un seminario organizzato a Milano in chiave anche autocritica, cui partecipò l’instancabile Mimmo Jervolino ([56]).      Questi, due anni dopo, sempre su “il tetto”, mostrando ancora qualche speranza sul futuro del Movimento, prova a fare un bilancio dell’esperienza decennale di Cristiani per il socialismo dal 1973 al 1983. Ne ricorda le origini, gli “anni dell’onda lunga” ed individua nella fase politica seguita alle elezioni del 20 giugno 1976 (“politica di unità nazionale con una inaspettata apertura di credito alla Dc da parte delle Sinistre”) la crisi dentro i Cps e la spaccatura dell’originario gruppo promotore del movimento. La crisi più grave tuttavia – scrive Jervolino – è venuta “con gli anni del dopo Moro e del dopo Montini, del papa polacco e della normalizzazione politica ed ecclesiale, della modernizzazione neoconservatrice e della crisi del marxismo” ([57]).

Del resto non riuscì neanche, nel 1984, un tentativo – pensato da Jervolino, Bellavite, Lisi e Marenco – di “costituire un’associazione  ‘Cristiani per il socialismo’ con finalità culturali”([58]). Non è stato, invece, altrettanto breve la militanza politica e l’impegno nelle Istituzioni di Mimmo Jervolino, che dall’aprile 1978 fu dirigente nazionale di Democrazia Proletaria (successivamente di Rifondazione comunista), dal 1979 Consigliere regionale della Campania. E, in quota Rifondazione, da marzo 2000 a marzo 2001 assessore all’Educazione e alle Relazioni internazionali del Comune di Napoli nella Giunta Marone.

Mimmo a volte – ricorda il suo antico allievo Lorenzo Altieri – si lamentava di questi impegni politici e/o amministrativi, perché vi vedeva una sorta di “distrazione” dal lavoro filosofico e dall’impegno e raccoglimento necessario per scrivere altri libri oltre quelli già editati ([59]). “Ma so che dell’impegno politico aveva bisogno come dell’aria, come dei libri, come della filosofia” ([60]).

Col suo diuturno impegno politico ed intellettuale sarà riuscito oltre che ad interpretare, anche a cambiare il modo, come suggeriva Marx? ([61]) “Non so quanto mondo Domenico sia riuscito a cambiare. Penso una bella porzione. Sicuramente il mio – afferma il giovane ricercatore Altieri – e credo anche quello di tanti altri studenti, compagni e amici che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di incrociare il loro cammino con il suo” ([62]).

  • Gran parte di questo testo è stato alla base del mio intervento – il 9 novembre 2023 presso l’Istituto di Cultura “Torquato Tasso” di Sorrento – in occasione del Convegno su “Domenico Jervolino (1946-2018)”. Successivamente, con qualche approfondimento, un’appendice documentaria, un’introduzione di Pasquale Giustiniani (direttore della collana “Scenari”) e un’ampia postfazione di Rocco Pititto (“Il sogno svanito dei “Cristiani per il socialismo”), è stato pubblicato col titolo Oltre Marx. Domenico Jervolino e il movimento “Cristiani per il socialismo” (1973-1984) da La Valle del Tempo editrice, Napoli 2024.

 

[1] Com. Fatti e documenti sull’uomo e sulla fede, a. II, 57 (16 settembre 1973).

[2] “Per molti cattolici gli anni dal ’67 al ’69-’70 provocarono una presa di coscienza formidabile dei problemi politici della classe operaia e degli stessi ceti medi…”, scrisse in un articolo dal titolo molto indicativo un altro protagonista napoletano del ’68, proveniente dall’associazionismo cattolico: ANTONIO CARLO MIMOLA, Per i cattolici il ’68 inizia col Concilio, “La Voce della Campania, VI (28 maggio 1978), 11, 25-34.

[3] Un interessante Breve ritratto di Domenico Jervolino, tra impegno politico, passione filosofica e vita quotidiana è delineato dalla moglie MARA GASBARRONE in R. PITITTO – A. TRUPIANO (EDD.), Scambio di memorie e incontro di cultura. Domenico Jervolino e una filosofia per il Mediterraneo, Il Pozzo di Giacobbe, 2020, 13-23. Il libro raccoglie gli Atti del Convegno “Dialogando con Domenico Jervolino. Una filosofia per il Mediterraneo”, svoltosi a Napoli il 16 maggio 2019 nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – Sez. San Luigi. “Un volume che si è costituito – scrive nell’Introduzione l’amico e collega nell’insegnamento universitario Rocco Pititto – come una riflessione su Domenico Jervolino, pensatore e uomo politico, per molti anni docente di Filosofia del Linguaggio, di Filosofia Teoretica e di Filosofia della Religione nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, lasciando un’eredità filosofica e politica, che è necessario riprendere, approfondire e prolungare”. Ivi, 9.

[4] GIOVANNI RUSSO SPENA, Un politico ribelle e solidale. Comunista eretico, cristiano anticoncordatario, in Dossier in ricordo di Domenico Jervolino, “il tetto”, 326-327 (2018), 54.

La Fondazione Romolo Murri, alla sua morte, ha ricordato Jervolino come “una delle figure di primo piano tra i cristiani di sinistra in Italia e in Europa, promuovendo il Movimento dei Cristiani per il socialismo e partecipando alle iniziative promosse da quello che si volle chiamare “dissenso cattolico”: Cf. Fondazioneromolomurrri.wordpress.com/2018/03/02/ricordo-di-domenico-jervolino.

[5] GIUSEPPE IMPROTA, Sessantotto. Dissenso cattolico a Napoli e stampa locale, “il tetto”, 330-331 (2019),45-54. Una radiografia delle Comunità di base napoletane fu realizzata, anni dopo, da GAETANO PLACIDO su La Voce della Campania, a. VII, 11 (3 giugno 1979), 14.

[6]. Cf. GIUSEPPE IMPROTA, L’amico preside Ubaldo. Dal “Dissenso cattolico” e dalla Casa del Popolo di Ponticelli a Dirigente del “Tilgher” ed Assessore a Ercolano, Il Quartiere edizioni, Napoli 2018, 32. Così la rivista “Nuovi Tempi” (26 novembre 1972) titolò l’episodio di censura, che vedeva protagonista il vescovo partenopeo Corrado Ursi: Napoli. Quando si critica l’appoggio alla Dc- Due insegnanti di religione laici “licenziati” dal vescovo perché avevano invitato ad esprimere con il voto la solidarietà con “le classi più sfruttate”. Purtroppo il nuovo arcivescovo Ursi, insediatosi nel 1966, dopo qualche positiva aspettativa, finì per deludere ogni speranza, prigioniero com’era del vicario generale Antonio Zama, biblista esperto ma legato a doppio filo al clero più tradizionalista ed ai maggiori esponenti locali gaviani (dorotei a livello nazionale) della Dc del tempo. L’amico preside cit., 22.

[7] ALFREDINA STORCHI MARINO, Fede e politica nelle scelte della giovinezza in Dossier cit., 58-70. La Storchi amica di Mimmo fin dagli anni del Liceo Sannazaro, scrive che Mimmo ed Enrico Marino, poi suo marito, “sono rimaste le intelligenze più lucide e geniali – tra i quasi coetanei – che io abbia incontrato da vicino; e il respiro delle loro anime sempre religioso e profondo… La loro sensibilità religiosa, la fede, era a monte di quella politica…” Ivi, 59. Non a caso il non piccolo patrimonio librario di Mimmo è stato destinato dalla moglie alla Biblioteca della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Cf. MARA GASBARRONE, Il Domenico “privato”, in Dossier cit., 76.

[8] La rivista bolognese “Il Regno” dedicò al Convegno di Bologna un ampio “speciale”, a firma di Luigi Accattoli, I Cristiani per il socialismo e la realtà di cui sono espressione, “Il Regno”, 295 (15 ottobre 1974), 468-478. Per “il tetto” basta consultare gli esaustivi indici, anche on line sul sito www.iltettorivista.it

[9] DOMENICO JERVOLINO, “Cristiani per il socialismo”. Note per il Convegno di Bologna, “il tetto”, 59 (settembre 1973), 432-444.

[10] “il tetto” cit., 436. A questi teologi e filosofi “di riferimento” si aggiungeranno in seguito John Newman e Maurice Blondel con la loro filosofia dell’azione, il personalismo di Emmanuel Mounier, la fenomenologia di Jan Patocka, la lezione del suo Maestro Pietro Piovani e la filosofia della liberazione di Enrique Dussel (Cf. R. PITITTO – A. TRUPIANO, Scambio di memorie cit., 9), ma anche la filosofia protestante di Pierre Thévenaz, cui il giovane Jervolino dedicò uno studio nel numero del 1971-72 degli Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli (Cf. GIACOMO LOSITO, La filosofia del concreto del credente filosofo. Domenico Jervolino su Thévenaz e Blondel, ivi, 110).

[11] Cf. Episcopato francese, Politica, chiesa e fede. Per una pratica cristiana della politica, Coines edizioni, Roma 1973.

[12] “il tetto” cit., 437-441.

[13] Cf. Cristiani per il socialismo. Convegno nazionale. Bologna, settembre 1973 Sapere edizioni, 2 volumi. Vi si possono leggere i seguenti interventi di Domenico Jervolino: nella terza Commissione “La maturazione di classe dei cristiani tra lotte ecclesiali e lotte sociali e politiche (I, 99); in Assemblea (II,293); nella prima Commissione “Messaggio Cristiano e lotta di classe” (II,336).

     [14] Ivi, II, 336-337.

[15] Bollettino di collegamento fra comunità cristiane in Italia, 34 (novembre 1973), 172-173. In questo numero è pubblicato anche il documento conclusivo del Convegno di Bologna e la relazione di Girardi “La nuova scelta fondamentale dei cristiani”. Successivamente su questo Bollettino (38, aprile 1974, 25) fu pubblicato il testo rivisto e definitivo della relazione iniziale “I cristiani di oggi di fronte al marxismo”.

[16] Sottoscrissero il comunicato-stampa (il ciclostilato e la “Piattaforma comune” sono tra le mie carte) la Comunità del Cassano (Secondigliano, la Comunità di via Moretti (Portici), il Gruppo “Diamoci la mano” di Acerra, la Federazione giovanile evangelica di Ponticelli, i Giovani aclisti, il Gruppo del vico di Ponticelli, il Tetto, il movimento 7 novembre napoletano, la Segreteria napoletana Cristiani per il socialismo, la Comunità Soccavo, il Gruppo Torre del Greco e la segreteria napoletana COM.

Numerose furono anche le manifestazioni ed i dibattiti pubblici cui parteciparono gli esponenti nei vari Movimenti riuniti nel Comitato di collegamento. A Ponticelli il “Gruppo del vico” organizzò, in un cinema affollatissimo, un incontro con un ampio intervento di dom Giovanni Battista Franzoni, ripreso anche dalla stampa – Franzoni: le leggi non garantiscono l’indissolubilità, La Voce della Campania, 8 (15 aprile 1974), 11 – il cui testo è stato di recente sbobinato ed è, presso di me, a disposizione di qualche studioso interessato.

[17] P. GIMA, La garanzia per la fede, ivi,10 (maggio 1974), 9. Giovanni Squame (insieme con Gabriele Riccardi, Ubaldo Grimaldi, Raffaele Cardillo…) militò nel movimento Cristiani per il socialismo solo per alcuni anni. Iscrittosi ben presto al Pci, nel 1980 fu Presidente della Circoscrizione di Ponticelli e nel 1988 segretario della locale sezione del Pci “Gramsci”. Cf. G. IMPROTA, L’amico preside Ubaldo, cit., 24 n. 7 e 43.

[18] Tutto il “materiale preparatorio”, la relazione della Segreteria nazionale, le comunicazioni delle segreterie regionali ed i vari interventi fatti al Convegno di Napoli si possono leggere nel volume Cristiani per il socialismo. Atti del 2° Convegno nazionale- Napoli 1-4 novembre 1974, Editrice Centro di documentazione, Pistoia.

[19] GIUSEPPE IMPROTA, La “terza via” non porta alla Chiesa che vogliono, “La Voce della Campania, a. II. 19 (1° novembre 1974), 12-13.

[20] GIUSEPPE IMPROTA, Dopo il Congresso. L’impegno di “Cristiani per il socialismo”, ivi, 20 (15 novembre 1974), 15.

[21]  Com-Nuovi Tempi (CNT), a. 1, 8 (24 novembre 1974). 9. Com, si fuse nel 1974 col settimanale evangelico Nuovi Tempi, riunendo sulle sue pagine le opinioni, le denunce e le notizie dei Cristiani per il socialismo, delle Comunità di base e dei cristiani evangelici, valdesi e metodisti italiani. “Un’esperienza giornalistica del tutto originale, autogestita e autofinanziata; unico proprietario ne è la cooperativa omonima costituita tra i lettori”, scrisse l’Unità (Il nuovo settimanale dei cattolici del dissenso, 6 ottobre 1974). La sua diffusione a Napoli ed in Campania fu dovuta anche a militanti e collaboratori come Giovanni Squame (Gruppo del vico-Ponticelli), Lorenzo Piombo (segreteria regionale Cps), Ciro De Simone (Comunità Shalom-Cercola) e Mimmo Beneventano, consigliere comunale Pci ad Ottaviano, poi ucciso dalla camorra per il suo impegno politico e sociale.

[22] GIUSEPPE IMPROTA, Il tetto ed il dissenso cattolico a Napoli, “il tetto, 347-350 (2022), 155-158.

[23] DOMENICO JERVOLINO, Riflessioni sull’esperienza e le prospettive di “Cristiani per il socialismo”, ivi, 67 (1975), 31-39; “Rocca”, 1° novembre 1975.  Le tesi enunciate nel Convegno di Napoli furono in un libricino dettagliatamente esposte e criticate, tra gli altri, dal domenicano napoletano REGINALDO IANNARONE, Cristiani per il socialismo o cristiani senza aggettivi, Edizioni Domenicane Italiane, Napoli 1976.

[24] GIULIO GIRARDI, Cristiani per il socialismo: perché? Questione cattolica e questione socialista, Cittadella Editrice, Assisi, 1975. Preziose non solo le indicazioni bibliografiche, compresi gli Atti dei Congressi in Italia ed all’estero, ma anche la documentazione rigorosa delle “critiche” fatte ai Cristiani per il socialismo (in Vaticano, Cile, Italia, Francia, Spagna) e le relative risposte.

[25] Ivi, 100-111.

[26] Ivi, 131-154.

[27] D. JERVOLINO, I CPS dieci anni dopo, “il tetto”, 118/119 (1983), 504.

[28] Ne fanno parte Ciro Castaldo, Enrico Ceccotti, Pasquale Colella, Domenico Jervolino, Giuseppe Improta, Franco Maisto, Sergio Sorrentino, oltre ad un rappresentante per ciascuna provincia (Avellino, Benevento, Caserta, Salerno). Cf. CNT, a. 1, n.8 (24 novembre 1974), 9.

[29] Cf. ciclostilati in mio possesso del 5 e 10 febbraio 1975. Non è il caso di ricordare la vasta bibliografia esistente sul Movimento di Cristiani per il socialismo. Per non disperderne la memoria, segnalo, per i ricordati anni 1973-74, un ciclostilato contenente “alcune indicazioni bibliografiche” fornite dal Centro Studi e Documentazione Cristiani per il socialismo c/o Casa del Popolo “Andreoni”- Via A. D’Orso, 8-Firenze. Né è il caso di accennare in questa sede alle molteplici concomitanti attività di Domenico Jervolino come ricercatore, sindacalista, docente universitario, fondatore e direttore della rivista A sinistra, poi Alternative, poi Alternative per il socialismo

[30] Titolo del documento di lavoro elaborato sull’argomento dal Comitato nazionale di Cps a Firenze il 22-23 marzo 1975.

[31] Da appunti manoscritti di una riunione napoletana (s.d.) di quel periodo.

[32] GIUSEPPE IMPROTA, Consenso del dissenso, La Voce della Campania, a. III, 11 (15 luglio 1975), 12.

[33]Tra le mie carte, che intendo consegnare alla Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, conservo i documenti della Sicilia, Veneto, Umbria, Puglia, Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Basilicata.

[34] Bollettino a stampa a cura della Segreteria Nazionale Cps. Assemblea di Rimini 19-21 marzo 1976.

[35] Bollettino nazionale (ciclostilato) a cura del Comitato nazionale Cps, Firenze, 29 luglio 1976, 2.

[36] Per rispondere alle censure della gerarchia episcopale fu organizzata dai Cristiani per il socialismo un’assemblea a Ponticelli che espresse “solidarietà con quei cattolici presenti nelle liste del Pci e della sinistra fatti oggetto di pressioni e minacce da parte della gerarchia ecclesiastica ancora una volta scesa in campo per appoggiare il regime democristiano”. Cf. GIUSEPPE IMPROTA, I cattolici ed il voto. Quanti da scomunicare, La Voce della Campania, a. IV, 11 (2 giugno 1976), 15; inoltre, sul pluralismo delle scelte politiche praticato a Napoli da molti credenti e non accettato tuttavia nemmeno anni dopo dal successore del cardinale Ursi, Michele Giordano, arcivescovo di Napoli dal 1987 al 2006, Cf. Il teologo va in sezione, ivi, 23 (12 dicembre 1976), 9; Intervista a Giordano, ivi, a. XIII, Nuova serie, 11 (novembre 1988), 20-21.

[37] Bollettino nazionale (ciclostilato) a cura del Comitato nazionale Cps, Firenze, 29 luglio 1976, 3.

[38] Bollettino dei Cristiani per il socialismo in Campania, a. II, 3 (gennaio 1977), 8. Nel primo numero del Bollettino (novembre 1976) già ci si interroga sull’eventuale futuro ridimensionamento del Movimento Cps e viene lanciata “un’inchiesta di massa” sul mondo cattolico dopo i risultati delle elezioni del 20 giugno 1976.

[39] Ivi, 4 (febbraio-marzo 1977), 2. L’intervento di Jervolino al Convegno di Roma fu riportato da Com-Nuovi Tempi, 4 (30 gennaio 1977).

[40] La sua posizione (più “radicale” e coerente con la sua impostazione politico-culturale) si può leggere nell’articolo D. JERVOLINO, Conclusioni sul seminario di Santa Severa sull’analisi di classe del “mondo cattolico”, “il tetto”, 79 (1977) e, inoltre, in Bollettino cit., 9 (ottobre 1977), 3. Il numero di settembre di questo Bollettino riproduce un’illuminante analisi di Jervolino del libro di J. Ramos Regidor, Cristiani per il socialismo. Storia, problematica, prospettive (Milano 1977), già pubblicata su “il tetto”, 82, 454-455.

[41] Cf. il saggio di GIUSEPPE MARTINI, Discorrendo di psicoanalisi ed ermeneutica. Domenico Jervolino e la saggezza del vivere in R. PITITTO – A. TRUPIANO, Scambio di memorie cit., 163-182; e quello di Francesco De Carolis, L’etica della Liberazione e i processi di soggettivazione. La cifra di Domenico Jervolino, ivi, 183-209.

[42] Gli articoli sopra citati furono riprodotti nel primo numero (a stampa) di Materiali di documentazione a cura del Centro Studi e documentazione “Cristiani per il socialismo”, 1 (ottobre 1977). Un bilancio dei primi Cinque anni di  “Cristiani per il socialismo” fu delineato da D. JERVOLINO in CNT (15-10-1978).

[43] Bollettino Cps in Campania, marzo 1978. Cf., inoltre, D. JERVOLINO, Considerazioni sulla lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea, “il tetto”, 84 (1977), 677.

[44] Bollettino cit., a.III, 11 (1978), 11 e 12. Le riflessioni di D. Jervolino al riguardo furono esposte su “Il Quotidiano dei Lavoratori” (15 ottobre 1977) e riprese, insieme con le voci altrettanto critiche di Menapace, Alberigo e Covatta, su CNT, 1 (gennaio 1978), 7.

[45] L’appello firmato da Jervolino è anche su un foglio ciclostilato del 24 giugno 1978 in mio possesso. Sul Referendum e sul Convegno di Arezzo Cf. Bolletttino cit., a. III, 13 (giugno 1978).

[46] Ibidem. Il 1978 è pure l’anno in cui arriva Don Riboldi come vescovo di Acerra e riaccende in molti credenti campani speranze ed attese.

[47] Lo stesso Girardi, in quell’anno, in un dibattito su “Militanza di Cristiani nel Pci e laicità del partito”, si chiedeva: “Questa crisi è l’inizio della fine?” Cf. Materiali di documentazione a cura del Centro Studi e documentazione “Cristiani per il socialismo”, a. I, 5 (ottobre 1978).

[48] GIUSEPPE IMPROTA, L’amico preside Ubaldo, cit.

[49] Comunità Cristiana di Base del Cassano, Radici e speranze. Dal dissenso cattolico all’uomo planetario, Napoli 1996; Il cammino continua, Marotta & Cafiero editori, Napoli 2019. La “Scuola di pace”, ora frequentata da molti immigrati, che apprendono la lingua e la storia italiana, fondata nel 1991 e diretta da Corrado Maffia, sta a testimoniarne, insieme con il circolo Legambiente “La Gru”, animato da Aldo Bifulco, Mario Corbo e Gennaro Sanges, il costante e lungo impegno.

[50] Documento della Segreteria nazionale con Spunti per il dibattito preparatorio della II Assemblea Nazionale, in Materiali di documentazione cit., 6 (febbraio 1979); “il tetto”, 91 (1979), 83. E, inoltre, DOMENICO JERVOLINO, I Cristiani per il socialismo dopo il convegno di Arezzo, “il tetto”, 92 (1979), 180.

[51] DOMENICO JERVOLINO, Seminario Cps a Venezia (5-6 gennaio), “il tetto”, 98 (1980), 200-205; ANTONIO PARISELLA, Memoria di parte sull’esperienza italiana dei Cps, ivi, 100/102 (1980), 429.

[52] D. JERVOLINO, Seminario Cps a Venezia, ivi, 204.

[53] Ivi, 204-205.

[54] LUCA KOCCI, Cristiani per il socialismo (1973-1984). Un movimento fra fede e politica. Collana “Oi christianoi”. (Ricerca promossa dall’Istituto di Storia del Cristianesimo della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – sezione San Luigi), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2023, 236.

[55] Ivi, 238.

[56] Ivi, 239. Una sintesi del dibattito su CNT, 6 (22 febbraio 1981), 4. Gli Atti del Seminario furono pubblicati su “il tetto”, 123-124 (1984), 291-373. Per l’intervento di D. Jervolino, ivi, 348-350.

[57] D. JERVOLINO, Cps dieci anni dopo, “il tetto”, 118/119 (1983), 504. Jervolino così conclude la sua analisi: “Ma che il terreno di lavoro di ricerca, di lotta, che è stato dei Cps, non venga disertato…credo sia interesse generale di chi condivide l’impegno ‘per il socialismo’”. Ivi, 506.

      [58] LUCA KOCCI, Cristiani per il socialismo cit., 242.

[59] Cf. Principali pubblicazioni scientifiche di Domenico Jervolino in M. CASTAGNA-R. PITITTO-S. VENEZIA (edd.), I dialoghi dell’interpretazione, Studi in onore di Domenico Jervolino, Diogene, Pomigliano d’Arco 2014, 451-469.

[60] LORENZO ALTIERI, Dal Cogito al Lector: il soggetto tra fenomenologia, ermeneutica e semeiotica, in R. PITITTO-A. TRUPIANO (EDD.), Scambio di memorie, cit., 108.

[61] Rocco Pititto osserva che per Domenico la lezione di Marx è “punto di partenza, non il punto di arrivo”. E che “nella ripresa fatta da Jervolino, c’è il richiamo, a volte anche esplicito, a quelle attese sociali proprie della fede cristiana che trovarono espressione nel dibattito dentro la Chiesa conciliare degli anni Sessanta del Novecento. Più che con o contro Marx, la proposta di Jervolino fu di andare ‘oltre Marx’, quasi ad allargare il campo dell’analisi dei problemi fino a comprendere piani ed esperienze diversi rispetto a quelli puramente economicisti”. Cf. ROCCO PITITTO, Una filosofia declinata sul Mediterraneo. Dialogando con Domenico Jervolino in R. PITITTO-A. TRUPIANO (EDD.), Scambio di memorie, cit., 32.

[62] Ibidem

L'autore

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Giuseppe Improta

Giuseppe Improta ha collaborato a periodici (La Voce della Campania) e riviste (il Tetto, Campania Sacra). Si è occupato di storia napoletana (Bernardo della Torre vescovo di Lettere e Gragnano e la Rivoluzione napoletana del 1799) e di storia locale (Dall’Arso a Troisi. Storia e toponomastica di San Giorgio a Cremano). Più di recente, dei deportati campani nei lager nazisti (Sul treno con Levi).