SINISTRA PER ISRAELE, un movimento politico collocato nel solco della sinistra italiana, fu fondato all’indomani della Guerra dei Sei Giorni (1967) da un gruppo di intellettuali, giornalisti e politici, tra cui spiccava il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che poi sarebbe diventato Presidente della Repubblica1. La spinta alla sua costituzione venne dalla preoccupazione che la recente vittoria militare, che aveva sì salvato Israele dall’annientamento proclamato e perseguito da Egitto, Siria e Giordania, ma anche portato a un’occupazione della Cisgiordania che si preannunciava a tempo indeterminato, potesse alterare la natura stessa dello Stato di Israele. Come disse allora, con lo sguardo lungo del demografo, Sergio Della Pergola (israeliano di origine italiana): “Se Israele annettesse la Cisgiordania, si porrebbe per Israele l’alternativa tra restare uno stato ebraico [ossia a maggioranza ebraica] o uno stato democratico”. Una questione ancora acutamente attuale, e che la destra oggi al governo in Israele sembra voglia risolvere scegliendo la prima opzione.

Inoltre, si sentiva la necessità di contrastare lo spostamento della sinistra su posizioni anti-israeliane: infatti, a causa della scelta strategica dell’Urss di schierarsi con i paesi arabi, Israele veniva vista come un avamposto dell’imperialismo yankee, un punto di vista che permane tuttora.

Ciò che ha caratterizzato fin da subito il movimento è stata la consapevolezza che il diritto all’esistenza dello Stato di Israele, espressione politica del popolo ebraico, non doveva necessariamente confliggere con il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio stato su quelle stesse terre. Ossia, come SINISTRA PER ISRAELE si è espressa da subito, bisognava uscire dalla logica di un diritto e di un torto (da qualunque punto di vista la si vedesse) e abbracciare il concetto che in Medio Oriente si fronteggiavano due diritti e che solo il riconoscimento di tale stato di fatto avrebbe portato alla pace.

Il movimento SINISTRA PER ISRAELE restò per diversi anni un movimento poco strutturato, essenzialmente un patrimonio di idee condiviso tra gli aderenti, che fin da subito si erano posti l’obiettivo di sostenere le ragioni di Israele dentro alle formazioni di sinistra in Italia e le ragioni della sinistra nell’opinione pubblica sionista in Israele. Scambi di idee, attività di diversa natura, un faticoso percorso al servizio delle iniziative di pace e della lotta ai preconcetti anti-israeliani si sono intrecciati all’interno soprattutto dei partiti eredi del Partito Comunista, che dalla fine degli anni ’70 stava subendo una profonda trasformazione, con il progressivo allontanamento dalla politica estera dell’URSS. Gli aderenti a Sinistra per Israele seguirono con profonda partecipazione e speranza le fasi alterne degli Accordi di Oslo (1993) e di Camp David (2000), e con grande frustrazione il ritiro definitivo dalle trattative da parte di Arafat, ma ne trassero comunque la convinzione che un accordo che portasse alla soluzione Due Popoli-Due Stati sarebbe stato possibile se si fosse diffusa la convinzione che non ci sarebbe potuta essere una soluzione diversa che portasse alla fine del conflitto.

Nel 2010 il primo congresso, proprio a Bologna, un congresso da cui uscirono uno Statuto, un  Comitato Direttivo e un Manifesto, che si possono trovare nel sito https://www.sinistraperisraele.com/chi-siamo/.

A Bologna furono in seguito promosse diverse iniziative, tra cui l’intitolazione (maggio 2013) di un parco cittadino a Itzchak Rabin, lo statista israeliano, premio Nobel per la pace, ucciso da un estremista israeliano nel 1995 (https://moked.it/blog/2013/05/27/qui-bologna-inaugurato-il-parco-rabin/) e un gruppo di lettura volto a far conoscere ai bolognesi gli scrittori israeliani contemporanei, gruppo che, portato avanti da Anna Grattarola, era nato su proposta di Sinistra per Israele, Centro Cabral, Istituto storico Parri Emilia-Romagna e Museo Ebraico di Bologna. Esso si riuniva a rotazione nelle sedi dei tre enti, ma durante la pandemia da Covid ha iniziato a riunirsi on-line. Il gruppo è tuttora attivo on-line e raggiunge un numero molto elevato di partecipanti. Nel frattempo, l’Istituto Parri si è sfilato dal novero dei promotori.

La guerra a Gaza, iniziata dopo l’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, ha fatto sentire più acutamente la necessità di una voce della sinistra che sostenesse una soluzione al conflitto basata sul diritto di Israele all’esistenza e all’autodifesa, come qualunque altro stato, ma anche sul diritto dell’autodeterminazione del popolo palestinese, sperabilmente fondata sui valori della liberal-democrazia e della pace. Una posizione che potrebbe apparire quasi ovvia, ma che è invece un unicum nel panorama politico italiano. Infatti, fin dai primi giorni successivi al 7 ottobre, anche prima che Israele dispiegasse la sua piena potenza bellica, si erano levate, dal mondo della sinistra e dal mondo cattolico, appelli ad Israele per il cessate il fuoco, uniti a critiche che designavano i bombardamenti su Gaza come “rappresaglia”, “vendetta”, “punizione eccessiva”: termini del tutto inconsueti per designare le attività belliche di una delle parti di un conflitto. In contemporanea, si erano subito sentite rivendicazioni: “Il 7 ottobre è un atto di insurrezione nei confronti di chi occupa la Palestina da 80 anni!”, “Palestina libera dal fiume al mare!”. Nei media, gli orrori perpetrati da Hamas quel 7 ottobre venivano solo pesati sul numero dei morti, che erano inevitabilmente “sbilanciati” nei confronti di quelli causati dalla guerra a Gaza (riportati in crescita esponenziale giorno dopo giorno) e, mentre su Israele e sul sionismo da cui era stato generato cominciavano a cadere sempre più pesanti e diffuse accuse di nazionalismo, apartheid, colonialismo, nessuno si peritava di chiedere anche ai Gazawi di deporre le armi, nessuno chiedeva loro di intavolare negoziati di pace e nessuno chiedeva a Teheran di cessare di rifornirli di armi. Nei media italiani, in particolare in quelli vicini alla sinistra e al mondo cattolico, non si poneva attenzione né al trauma vissuto dalla popolazione israeliana né all’orrore degli ostaggi. Nelle Università iniziarono quasi subito manifestazioni volte a chiedere l’attuazione del programma di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzionamento (BDS), promosso da Omar Barghouti, e si tennero seminari inequivocabilmente filo-palestinesi, esercitando una censura ipocrita, mascherata da motivi di ordine pubblico, nei confronti di dibattiti comprendenti altre voci. Le autorità accademiche ignorarono il clima ostile creatosi verso gli studenti israeliani ed ebrei e, in generale, in Italia si registrò un aumento di 4 volte degli episodi di antisemitismo. Sicuramente, in altri paesi occidentali (Europa, Stati Uniti, Australia, ecc.) la situazione non era migliore, anche perché alcuni organismi internazionali si erano schierati tendenzialmente dalla parte dei Palestinesi di Gaza. Forse la cosa più sconcertante era per noi assistere al diffondersi di un pensiero manicheo, acritico, di un’agenda dettata da detrattori violenti dello Stato di Israele e da sostenitori dell’ala intransigente dell’opposizione palestinese.

Sinistra per Israele nei primi mesi del 2024 preparò una dichiarazione in cui ricordava come Hamas, sin dal suo statuto fondativo, rifiutasse ogni forma di compromesso e ogni prospettiva di pace, perseguendo la cancellazione dello Stato di Israele e predicando l’uccisione degli ebrei; ma Hamas, sottolineava Sinistra per Israele in tale documento, non rappresenta tutti i Palestinesi. “Per rimettere in moto il percorso di pace servono leadership credibili” ricordava Sinistra per Israele. E purtroppo queste scarseggiavano, sia nel campo israeliano, che avrebbe dovuto mettere fine alla politica degli insediamenti in Cisgiordania e prendere di nuovo in considerazione la creazione di uno stato palestinese, sia in campo palestinese, dove anche la “moderata” ANP avrebbe dovuto mettere da parte ogni ambiguità che avevano portato al fallimento degli accordi di Oslo. L’ampio dibattito innescato all’interno di Sinistra per Israele portava quindi alla stesura del manifesto intitolato “Dal 7 ottobre alla pace”, i cui punti si possono leggere qui: (https://www.sinistraperisraele.com/2024/03/06/dal-7-ottobre-alla-pace-manifesto-promosso-da-sinistra-per-israele/), con il quale si raccolsero circa 1500 firme. Non stupisca il numero relativamente esiguo delle firme; Sinistra per Israele, cui fin da subito avevano aderito ebrei e non ebrei, era pur sempre un movimento minoritario, al di fuori del mainstream della popolazione ebraica italiana, dei partiti, delle correnti di opinione, che, come sottolineato sopra, hanno avuto, forse da sempre, una tendenza a polarizzarsi su posizioni antagoniste e, come tali, avulse dalla ricerca di soluzioni che potessero portare al riconoscimento di DUE DIRITTI PER DUE POPOLI.

A Bologna fu organizzata per il 15 aprile 2024 una conferenza pubblica per presentare il manifesto “Dal 7 ottobre alla pace”, conferenza che ebbe luogo con un ottimo concorso di pubblico ma in un clima blindato, con alle porte una manifestazione che gridava al “genocidio” perpetrato da Israele nei confronti dei Palestinesi.

Dal manifesto “Dal 7 ottobre alla pace” è iniziato un cammino verso il II Congresso, tenutosi a Roma i giorni 8 e 9 febbraio 2025. Sinistra per Israele è giunta al Congresso dopo aver tesserato formalmente circa 400 iscritti (oggi già saliti a circa 450) e con una buona diffusione territoriale, tanto da aver stabilito sedi a Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino, Genova, Trieste, S. Marino. A Roma si sarebbe approvato un nuovo Statuto, Dieci Tesi (e cinque compiti da portare avanti), ampiamente discussi nel periodo di preparazione del Congresso, e, in maniera altamente simbolica, sarebbe stato proposto all’assemblea di aggiungere al nome del movimento la slogan “Due Popoli – Due Stati”.

Credo opportuno dedicare due righe a questo tema, che alcuni considerano utopistico, irrealizzabile, ingenuo… e, a dire il vero, è difficile non trovare ragionevoli questi giudizi. Infatti, al momento non si vede tra i Palestinesi un leader che potrebbe portare avanti questo progetto e sicuramente anche tra gli Israeliani il progetto è molto meno popolare di una volta. Tuttavia, se la finalità è quella di raggiungere una pace duratura ed equa, non esistano altre soluzioni. La posta in gioco è talmente alta che merita la rinuncia di tutta la Cisgiordania (o di gran parte di essa) da parte di Israele e l’abbandono della rivendicazione alla sovranità del territorio israeliano (più o meno quello dei confini ante-1967) da parte dei Palestinesi, territorio per il quale essi hanno combattuto almeno 4 guerre, tutte perse, e hanno forgiato una cultura distorta che esalta il “martirio” dei patrioti. Alcuni leader israeliani dell’opposizione, rendendosi conto del pericolo cui le componenti “messianiche” e razziste del governo attuale stanno esponendo la democrazia israeliana con la loro politica di espansione territoriale e di espulsione della popolazione araba, hanno recentemente ripreso il progetto Due Popoli – Due Stati. Un passaggio graduale all’attuazione del progetto, con il controllo del disarmo dei territori palestinesi, potrebbe dar modo di affermarsi a una nuova leadership palestinese disposta alla reciproca convivenza. Le recenti manifestazioni contro Hamas svoltesi a Gaza hanno dimostrato che anche in quel territorio non mancano persone in grado di rendersi conto che la strada di Hamas non è quella che assicura loro il benessere e la sicurezza. Purtroppo la capacità di Hamas di controllare il territorio è forse scalfita, ma non ancora distrutta.

Il Congresso svoltosi a Roma i giorni 8 e 9 febbraio 2025, ha visto la partecipazione di più di duecento tesserati, di cui almeno 130 di persona. Gli interventi di Piero Fassino e di Emanuele Fiano, presidente uscente e riconfermato, sono stati trasmessi da Radio Radicale, che ha assicurato la copertura mediatica del Congresso. Dal sito https://www.sinistraperisraele.com/2025/02/14/reportage-sul-ii-congresso-nazionale-di-sinistra-per-israele/ è possibile recuperare le registrazioni di questi interventi.

Molto significativi sono stati anche gli interventi di esponenti politici europei che condividono le tesi di Sinistra per Israele e militano in movimenti accomunati dalle stesse basi ideologiche. Hanno portato il loro saluto Avraham de Wolf (Juden-SPD), Jon Pearce (Labour Friends of Israel) e Daniel Cohn-Bendit (indimenticato leader del maggio francese del 1968), che hanno tratteggiato il loro punto di vista e offerto una breve analisi sull’atteggiamento dei loro paesi nei confronti della situazione mediorientale.

Un grande significato simbolico hanno rivestito però due interventi che hanno portato le voci di un Palestinese e di un Israeliano: un unicum perché, dal 7 ottobre, in nessun altro contesto si erano finora misurati esponenti politici in carica delle due parti. Bernard Sabella, rappresentante dell’ANP presso il Consiglio d’Europa, ha manifestato il desiderio dell’ANP di non interrompere il dialogo per la coesistenza, mentre Yair Golan, segretario del partito israeliano di opposizione “Democratici”, nato dalla fusione dei laburisti con il Meretz, ha sottolineato l’importanza per gli Israeliani del fattore sicurezza come base per qualunque trattativa di pace e ha ricordato che ancora restano nei cunicoli sotterranei di Gaza almeno una trentina di ostaggi vivi, la cui restituzione è la premessa per qualunque processo di normalizzazione. Anche questi interventi si possono ascoltare a partire dal sito che riporta la cronaca del congresso.

Non sono inoltre mancati interventi, anche significativi, degli iscritti, ai quali è stato riservato un ampio spazio. Si sono infine discussi e votati alcuni emendamenti al nuovo statuto e alle tesi congressuali, che gli iscritti avevano potuto visionare e dibattere con grande anticipo, dopo di che statuto e tesi sono stati approvati ed è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo, del quale sono entrati a far parte anche due bolognesi, Luca Alessandrini e Anna Grattarola Romano, a testimonianza della considerazione di cui gode il nostro nucleo bolognese, che, pur esiguo, ha portato avanti attività significative volte a far conoscere alla cittadinanza la voce minoritaria, ma a nostro parere molto significativa, di Sinistra per Israele. Mentre la registrazione delle relazioni principali si può reperire nel sito sopra richiamato, i testi scritti, tutti i documenti approvati (Statuto e Tesi) e la composizione degli organi eletti (Comitato Direttivo Nazionale, Collegio dei Revisori dei Conti, Collegio dei Garanti) sono reperibili nel sito https://www.sinistraperisraele.com/2025/02/27/la-newsletter-speciale-congresso

Molto recentemente, il 30 aprile 2025, il gruppo bolognese ha tenuto un convegno per stabilire le prossime attività e ha ospitato Emanuele Fiano, ascoltando una sua esaustiva relazione sulla situazione politica interna di Israele. Come immagino sia chiaro dalla lettura di questo articolo, Sinistra per Israele si oppone idealmente all’attuale governo capeggiato da Netanyahu, nella convinzione che esso sia uno degli ostacoli a una giusta soluzione del conflitto, che consenta di tutelare i diritti di entrambi i popoli.

 

  1. Tra i primi firmatari, anche Giuliano Amato, Giorgina Arian Levi, Furio Colombo, Bruno Segre. In seguito si sarebbero aggiunti: Giorgio Albertini, , Luciano Belli Paci, Felice Carlo Besostri, David Bidussa, Daniele Bonifati, Sandra Bonsanti, Enrico Boselli, Ugo Caffaz, Peppino Caldarola, Marco Campione, Miriam Carretta, Massimo Chierici, Silvia Cuttin, Umberto Eco, Gabriele Eschenazi, Piero Fassino, Claudia Fellus, Emanuele Fiano, Giuseppe Franchetti, Giorgio Gomel, Franco Grillini, Paola Jarach Bedarida, Alberto Krachmalincoff, Gad Lerner, Victor Magiar, Francesco Mariotti, Enrico Modigliani, Fabio Nicolucci, Francesca Romani, Lina Salmon, Ilda Sangalli Riedmiller, Adriano Sofri, Walter Veltroni, Gustavo Zagrebelsky e diversi altri.

L'autore

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Marina Marini

Marina Marini, proveniente da una famiglia ebraica italiana, ha manifestato, fin dall’epoca del liceo, interesse verso temi sociali e politici ed è stata vicina al Movimento Nonviolento. In seguito è stata attiva in Amnesty International e in associazioni ambientaliste. È stata docente di Biologia Applicata presso l’Università di Bologna e, dopo il pensionamento, ha continuato a collaborare con diversi studiosi nel campo della ricerca biomedica. Iscritta a Sinistra per Israele dal 2010, ne segue da vicino le attività.